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Caro Ceck, bastasse rompere una racchetta
C

Marco Cecchinato ha vinto, soffrendo tantissimo, il primo atto della sua avventura al Foro Italico per l’edizione 2019. Il palermitano ha avuto la meglio del giovane numero 26 del mondo, l’australiano Alex De Minaur (che perde la sua terza partita consecutiva sulla terra battuta) in tre set. Perdendo molto male il primo, ribaltando il secondo dopo aver subito un break in apertura e di fatto controllando il terzo, dopo che l’inerzia dell’incontro era cambiata e i colpi dell’australiano si facevano sempre meno potenti e meno precisi.

Un primo set difficilissimo, quello di Cecchinato. Come ormai ci ha abituato, il numero 19 del mondo impiega tanto, troppo tempo ad entrare in partita e, soprattutto, a trovare le soluzioni tattiche per fronteggiare l’avversario che ha di fronte. Era già successo a Monte Carlo, a Monaco e a Madrid. A volte gli riesce l’impresa di rimettere in carreggiata la partita, altre volte no. Quel che è certo è che difficilmente, così facendo, replicherà quanto di spettacolare messo in mostra nel 2018.

La svolta di oggi, non sappiamo quanto casualmente, è coincisa con il massimo momento di nervosismo, non più solo circoscritto agli improperi verso il suo angolo, ma alla distruzione di una racchetta, prima fatta rimbalzare sul rosso del Centrale e poi scagliata con violenza a terra. Da lì in poi, quando tutto sembrava perso, la partita è cambiata. “Non faccio male con il dritto”, diceva Ceck al suo angolo. Poi, di colpo, il dritto ha cominciato a funzionale, il rovescio anche. E’ entrata pure qualche smorzata, marchio di fabbrica della casa.

Con tutto il rispetto per De Minaur (classe 1999 destinato ad occupare stabilmente le parti alte del ranking per i prossimi dieci anni), questo Cecchinato ha bisogno di qualcosa in più. Ha bisogno di trovare più continuità e, ci permettiamo, più serenità. Perché una racchetta spaccata potrà anche cambiare una partita, ma tante altre – nella storia del tennis e anche nella sua personale – sono state rotte inutilmente. Il che è anche un grande peccato.

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