Correva l’anno 2008. In uno dei tanti derby spagnoli sulla terra rossa di Parigi, dopo uno dei tanti punti incredibili di Rafael Nadal, Nico Almagro esclama, a favore di telecamera: “Questo vince il Roland Garros per 40 anni di fila, anche a 65 anni continuerà a vincere il Roland Garros”. Mai profezia fu più azzeccata. Quell’anno, Rafa sollevò per la quarta volta consecutiva la Coppa dei Moschettieri. Poi una pausa nel 2009, altri cinque trionfi, due anni di stop nel 2015 e 2016, e altre due vittorie nel 2017 e 2018.
E in questo 2019 sarà ancora una volta lì, in fondo, a giocarsi la vittoria finale nella domenica conclusiva. La super-sfida contro Roger Federer, attesa in tutto il mondo, conferma la superiorità dello spagnolo sulla terra rossa, in maniera netta, inequivocabile e, se vogliamo, anche troppo punitiva nei confronti dello svizzero.
I primi due set sono molto più equilibrati di ciò che dica il punteggio. Federer potrebbe partire subito con un break, ma Nadal difende il servizio e rilancia subito, rubando a sua volta il servizio all’avversario. La prima partita è pesantemente condizionata dal vento. Arrivano un break e un controbreak e, alla fine, Rafa chiude il set 6-3. Nel secondo, Federer parte meglio, ma il break d’apertura viene immediatamente replicato da Nadal. Si prosegue fino al nono decisivo gioco, in cui Roger si fa recuperare da 40-0 e perde il suo turno di servizio in maniera sanguinaria. Lo spagnolo chiude 6-4 il set e, di fatto, anche la partita. Il terzo set è una formalità, Federer ha perso fiducia e Nadal chiude 6-2.
Il bilancio dei faccia a faccia tra i due parla ora di 24 vittorie per Nadal e 15 per Federer. Un passivo che diventa imbarazzante sulla terra rossa: 14-2 Nadal (6-0 a Parigi). Il numero tre del mondo ha provato, nei primi due set, a impostare la sua partita, cercando di abbreviare lo scambio, ma provando poche sortite a rete e poche smorzate. Il vento e l’incredibile regolarità dell’avversario, capace di giocare ogni punto come se fosse quello decisivo, hanno reso vano il suo piano. In poche parole, Nadal è stato perfetto. E quando è perfetto, nessuno, tanto meno un Federer non al 100%, è in grado di contrastarlo sulla terra battuta.
Quello dello svizzero resta comunque un Roland Garros più che positivo, un ritorno sulla terra rossa in grande stile, dopo quattro anni di assenza da Parigi. Alla faccia dei tanti che dicevano che non sarebbe mai dovuto tornare a giocare sul questa superficie.
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