Lo sfortunato tennista romano, condizionato ancora una volta del problema agli addominali, ha abbandonato mestamente il torneo di casa: lo scenario per l’immediato futuro
Maledetti addominali, maledetta sfortuna. Ancora una volta Matteo Berrettini ha dovuto fare i conti con il fastidio fisico che lo tormenta ormai da quattro anni. Era infatti il novembre del 2021 quando, impegnato nel primo match del girone alle ATP Finals di Torino, l’azzurro si ritirò in lacrime dopo il primo game del secondo set. Dopo aver perso il primo al tie-break.

C’è una sorta di ricorrenza diabolica, anche riguardante il momento del match in cui alzare bandiera bianca, che è una costante di tanti ritiri dello sfortunato campione a causa dello stesso tipo di problema.
Prima degli Internazionali del Foro Italico, sulla terra di Madrid, l’ex allievo di Vincenzo Santopadre si era fermato dopo aver perso al tie-break il primo set contro l’ottimo Jack Draper, futuro finalista della kermesse. Stessa cosa, se non fosse che il primo parziale a Roma è stato vinto da Ruud col punteggio di 7-5, è accaduta sul centrale del Foro Italico, con il finalista di Wimbledon 2021 che ha gettato la spugna dopo appena due game del secondo set.
Al di là della sfortuna che sembra perseguitare il tennista romano, qualcuno ha iniziato ad agitare il fantasma del tipo di gioco, fatto di colpi di grande potenza, con sollecitazioni all’addome derivanti anche dal servizio-bomba di cui dispone e di cui fa ampio uso, di Matteo. Le gambe sottili sono accompagnate infatti da un tronco e da un busto davvero imponenti.
Questo tipo di struttura fisica risentirebbe oltremodo dei potenti colpi scagliati oltre la rete da ‘The Hammer‘. Un’interpretazione affatto peregrina, dicono gli esperti.
Berrettini, incognita Parigi: appuntamento a Wimbledon?
“Probabilmente quando mi sono svegliato ieri ho capito che le cose erano un po’ complesse“, ha ammesso mestamente Berrettini dopo il ritiro contro il norvegese, che poi sarebbe stato asfaltato da Jannik Sinner nel turno successivo. “L’amore per questo torneo, per questa città, per mio fratello, per lo sport che faccio mi ha spinto a provarci fino alla fine. Fino a 10 minuti prima della partita pensavo di non farcela ma ci ho provato. Sono sorpreso di come ha reagito il corpo“, ha aggiunto Matteo, che ha fatto implicitamente, ma nemmeno troppo, riferimento al match di doppio giocato il giorno prima col fratello Jacopo contro gli amici Sonego e Musetti.

“Verso la fine del primo ho sentito un’altra fitta e da lì in poi non sono riuscito a stare nel match, a restare concentrato. Non volevo ritirarmi, ma so poi cosa succede: stare tre mesi senza giocare. Credo di essermi fermato in tempo, fa male ma non credo di essermi strappato. Forse anche i dottori sono stanchi di vedermi“, ha concluso Matteo in conferenza stampa.
Difficile, comunque, sperare di rivederlo in campo per il Roland Garros, quando la stessa formula del torneo (tre su cinque, come tutti i Major) potrebbe causargli nuovi problemi. Molto più plausibile rivedere l’ex numero 6 del mondo sull’amata erba di Wimbledon, dove tradizionalmente i match durano molto meno che sulla terra battuta.