Il tennista toscano, fresco di esordio vincente a Parigi, ha parlato dell’era dei ‘Big Three’: rivelazioni sorprendenti
Un esordio da big. Una vittoria che la dice lunga, per il modo in cui è arrivata, sul nuovo status di Lorenzo Musetti. Non più solo un giocatore di grande talento che magari non ottiene risultati proporzionati allo stesso, ma tennista esperto, intelligente, che legge i momenti chiave della partita per poi cucinare a fuoco lento l’avversario di turno.

Questo ha detto il debutto di ‘Muso‘ sulla terra rossa di Parigi: uno scenario davvero caro al giocatore toscano, che su questi stessi campi, nello scorso agosto, ha conquistato uno storico bronzo Olimpico per sé e per l’Italia tutta.
“La prima partita in uno Slam non è mai facile“, ha detto l’azzurro in conferenza stampa. “Hanfmann ha giocato bene, soprattutto nel primo set. Ho gestito le condizioni difficili che c’erano, c’era molto vento, non sentivo la palla come avrei voluto, ma ho servito bene durante tutta la partita, e quella è stata la chiave“, ha chiosato.
Il neo numero 7 del ranking mondiale ha poi raccontato la sua personale esperienza parigina con Rafa Nadal, la leggenda spagnola oggetto di una celebrazione organizzata ad hoc sul Philppe-Chatrier alla fine della sessione diurna di domenica 25. Inevitabilmente poi, il discorso si è allargato in generale ai ‘Big Three‘ e alla loro era di dominio del tennis iridato negli ultimi 20 anni.
Musetti tra passato e presente: arriva la confessione
“Avevo giocato in allenamento con Rafa qui una volta, e perso un set 6-1 o 6-0, ero abbastanza spaventato…Avevo 19 anni, era il primo Roland Garros: un onore condividere il campo con lui. Ma ricordo delle parole davvero gentili da lui dopo la prima vittoria ATP a Roma contro Wawrinka. Il giorno dopo venne dietro di me mentre mi allenavo e mi disse in spagnolo che ero stato bravo“, ha dichiarato il toscano.

“La cerimonia in onore di Rafa? Avrei voluto vederla, ma non sono riuscito. Ho visto qualcosa dalla TV, passando per lo spogliatoio ho visto Rafa, Roger, Novak e Andy: una scena in un senso un po’ drammatica, perché sembra la fine di un’era vissuta da tifoso più che da giocatore. Lo status devi dimostrarlo ogni volta che scendi in campo, e migliorarlo o mantenerlo dipende dalla continuità nei risultati e dal livello. Penso che con la semifinale a Wimbledon, a livello Slam ho capito cosa mi serviva non solo in termini di allenamento fisico, ma anche di routine giornaliera“, ha concluso il 23enne carrarino.