A più di una settimana dalla finale del Roland Garros, viene svelata la verità su Sinner: dramma per il numero uno, cosa è successo
Sono passati ormai diversi giorni dalla finale del Roland Garros tra Sinner e Alcaraz. Eppure, il ricordo di quanto accaduto a Parigi è ancora vivo non solo nella mente di moltissimi tifosi e appassionati, ma anche degli stessi protagonisti. Per quanto il numero uno al mondo abbia voltato pagina e sia ora concentrato sull’erba, è chiaro che persiste nella memoria il dramma sportivo vissuto poco più di una settimana fa. Un momento tremendo da vivere, come rivelato anche da un retroscena clamoroso spuntato in queste ore.
A pesare, nella mente di Sinner, non sono solo i tre match point consecutivi avuti in risposta, almeno uno dei quali potenzialmente utile per poter chiudere la contesa. Anche il fatto di aver perso il servizio dopo essere andato in vantaggio di un break nel terzo resta infatti un rimpianto clamoroso per l’azzurro.
E per quanto il tempo stia passando, inesorabilmente, è chiaro che, in attesa di un nuovo confronto tra i due, molti tifosi siano ancora concentrati su quanto successo a Parigi, al punto da convincere i protagonisti della vicenda a parlarne ancora, rivelando dettagli e particolari che danno la dimensione di quel che abbiamo visto.
Retroscena clamoroso su Sinner dopo Parigi: cosa è successo, i tifosi restano a bocca aperta
Intervenuto nel podcast Served with Andy Roddick, Darren Cahill, uno dei coach di Sinner, è tornato a parlare di quanto successo al Roland Garros. Se è vero che ormai tutto il team è concentrato solo sulla stagione sul verde, e in particolare sul cercare un successo a Wimbledon che ancora manca, è naturale che una domanda su Parigi non potesse mancare in questa intervista.
In particolare, gli è stato chiesto cosa si fossero detti negli spogliatoi subito dopo il match, quali parole avesse utilizzato lo stesso Cahill per ricomporre il morale di Sinner, inevitabilmente abbattuto da una sconfitta molto pesante.
“A dir la verità non è che abbiamo parlato molto“, ha spiegato però il coach australiano, aggiungendo: “Jannik è rimasto seduto nello spogliatoio per una ventina di minuti. Tutti noi ci siamo avvicinati e lo abbiamo abbracciato“. In questo modo sono riusciti a fargli sentire la loro vicinanza, a condividere il suo dolore in quel momento sportivamente duro da digerire.
“Poi gli abbiamo detto che eravamo davvero orgogliosi di quanto fatto. Ma non era il momento giusto per fare un discorso su quali insegnamenti dovessimo trarre“, ha aggiunto Cahill, spiegando come, in certi casi, sia necessario far passare del tempo e mostrare un po’ di empatia per quello che un giocatore sta provando.
