Clamorose dichiarazioni del giapponese Taro Daniel, gli appassionati di tennis restano senza parole: ecco come stanno realmente le cose
La carriera di un tennista, si sa, può essere molto complicata. Non è facile stare in campo da soli o girare per il mondo quasi per un anno intero, e farlo mantenendo un buon livello per la maggior parte di esso. Peraltro, come tutti gli sport, il tennis esige una vita sana e piena di rinunce, sacrifici che alla lunga diventano quasi insostenibili. “In compenso sono ricchi“, direte voi. Beh, non è proprio così. O almeno non è un discorso che è possibile fare in linea generale.

Al contrario, solo un piccolissima parte dei tennisti professionisti fanno i soldi imbracciando la racchetta. Una recente stima fa riferimento a una cerchia limitata ai primi 100/150 del mondo, in un panorama che annovera migliaia di atleti. Un dato clamoroso, che fa il paio con alcune rivelazioni rilasciate nelle ultime ore dal giapponese Taro Daniel.
Il 32enne newyorkese – naturalizzato nipponico – ha raccontato la sua testimonianza al Financial Times, facendo chiarezza su qual è effettivamente la situazione economica di un tennista di seconda fascia. Dimenticate i guadagni monstre di Novak Djokovic, Jannik Sinner o Carlos Alcaraz. La situazione di molti si presenta estremamente travagliata.
Il tennis non è uno sport per “poveri”. Taro Daniel svela tutta la verità: le sue parole sono clamorose
«Si tratta di cifre assolutamente irrealistiche, perché intanto i soldi vengono guadagnati all’estero, quindi il premio è tassato alla fonte. Il tennista è una piccola azienda, ma con tutti i dipendenti che viaggiano continuamente», esordisce Daniel. Poi entra nel merito delle spese a cui i tennisti devono far fronte: «Un coach può costare 50.000 dollari all’anno, più il 10% dei montepremi. Per questo la spesa si aggira intorno ai 100.000 dollari annui, e non certo per un coach esperto».
La maggioranza dei tornei garantisce ai giocatori vitto e alloggio, ma non al loro staff. «Solamente di spese operative un giocatore normale spende circa 20mila dollari al mese, tra cibo, hotel e spostamenti. Quando ero giovane rinunciavo all’avocado, perché costava qualche dollaro di troppo», sottolinea Daniel.
Per non parlare di voli e trasferimenti, che non possono essere prenotati con anticipo per via del fatto che la programmazione dipende solo e unicamente dai risultati. «Un volo last minute da Indian Wells a Miami costa almeno 500 dollari, e la maggior parte dei giocatori porta con sé due persone più un bagaglio extra per racchette e attrezzatura. Insomma, un viaggio di sola andata e completamente “interno” agli Stati Uniti può arrivare a costare fino a 2.000 dollari», ha sottolineato il giapponese.

E c’è anche da fare i conti con alcuni sponsor che non sono propriamente esperti di tennis. In tal senso, il buon Taro sottolinea come soltanto i successi nel circuito Atp rappresentino una vetrina fruttuosa. «Con queste vittorie gli sponsor capiscono che sono un vero professionista, perché se dici che hai vinto 20 Challenger è possibile che ti chiedano che cosa sia esattamente un Challenger», racconta.
Durante la chiacchierata, l’attuale numero 157 al mondo – ex 58 Atp – rivela inoltre che la spesa annua di un tennista è di circa 440mila dollari: 100.000 tra coach e preparatore, 70.000 di bonus per il coach, 30.000 per lo staff e 240.000 spese varie e costi operativi. Una cifra proibitiva per parecchi, che suggerisce la necessità di provvedimenti da parte delle principali istituzioni. Secondo Daniel, una soluzione potrebbe essere la seguente:
«I quattro tornei dello Slam attirano un giro di denaro mostruoso, incassando una cifra compresa tra i 350 e i 500 milioni di dollari all’anno. Penso che la soluzione più giusta sia quella di dividere una parte di quella torta, dando 100mila dollari a testa a tutti i primi 300 o 400 tennisti del ranking mondiale. Questo compenso verrebbe fornito dalle varie associazioni, dagli Slam, da WTA e da ATP, si tratterebbe di circa 8 milioni da ognuna delle organizzazioni, mi sembra un’operazione di buon senso e assolutamente praticabile».
Staremo a vedere se la proposta del giapponese sarà ascoltata. Quel che è certo, intanto, è che allo stato attuale il tennis rappresenta tutt’altro che uno sport ‘popolare’.