Andy Murray torna a parlare e sorprende tutti i tifosi e gli appassionati di tennis: nessuno avrebbe mai potuto immaginare una cosa del genere
A pochi giorni dalla fine di un’edizione storica di Wimbledon, torna a far sentire la sua voce un uomo che, dalle parti dell’All England Club, è qualcosa di più di una leggenda vivente. Stiamo parlando di Andy Murray, tre volte campione Slam, due volte vincitore da Wimbledon, unico britannico a vincere sul verde londinese dall’epoca di Fred Perry.
Uno straordinario giocatore che negli scorsi mesi si è cimentato anche nel ruolo di allenatore, peraltro non di un giocatore qualunque, ma di Djokovic, con risultati non particolarmente fortunati.

Consapevole dei suoi pregi, come dei suoi difetti, Murray ha tentato subito di mettersi in gioco. Lo ha voluto fortemente, complice il suo solido rapporto, anche fuori dal campo, con Nole. Purtroppo la loro simbiosi è durata però poco, complici i risultati non proprio all’altezza del nome e della fama da parte del serbo.
Risultati che, ovviamente, non sono stati certo il frutto delle mancanze di Murray, bensì del naturale calo psicofisico di un fuoriclasse assoluto che nella carriera ha vinto tutto, ma che ormai è arrivato a toccare le 38 primavere. Tuttavia, stare accanto a Nole è servito molto allo stesso Andy, che ha parlato nuovamente di questa esperienza ai microfoni di The Tennis Mentor, lasciandosi andare a una rivelazione che nessuno si sarebbe potuto aspettare.
Murray torna a parlare e lascia tutti a bocca aperta: confessione incredibile
La grande domanda che molti appassionati di sono posti dall’alba dei tempi è una sola: è più facile giocare o allenare? Chiaro che la risposta sia personale, dipenda da caso a caso, da situazione a situazione. Al momento Murray sembra però essere già piuttosto convinto, e ha voluto raccontare la sua esperienza a tutti gli appassionati.
Secondo il suo punto di vista, essere allenatore è più difficile che essere giocatore. Questo perché allenare vuol dire trasmettere conoscenze a qualcun altro, e non sempre riuscire a capire dove intervenire e come intervenire è semplice.

Vivere un’esperienza in panchina può però essere utile, secondo Murray, perché permette di imparare dalle proprie debolezze. E anche se con Djokovic le cose non hanno funzionato, per tanti motivi, tra cui la sua difficoltà a intervenire con Nole sul piano tecnico, lì dove obiettivamente il serbo sembrerebbe aver poco da imparare, nel suo futuro potrebbe esserci ancora un ruolo da coach.
“Lavorare come allenatore mi piacerebbe ancora“, ha spiegato l’ex tennista scozzese, aggiungendo: “Dovrei però migliorare sotto alcuni aspetti. Mi piacerebbe lavorare con altri allenatori, con chi è bravo a insegnare la tecnica ai ragazzi“.





