Il fuoriclasse serbo ha scelto di non giocare alcun match ufficiale prima del Major di New York: ecco i retroscena della decisione
Il riposo del guerriero. O, se vogliamo interpretarlo in altro modo, il periodo preparatorio di un fuoriclasse chiamato a compiere l’ultima grande impresa della sua carriera. Quella definitiva. Quella che, se raggiunta, forse archivierebbe per sempre i discorsi su chi sia (stato) il GOAT del nobile sport con la racchetta.

È ancora in vacanza, Novak Djokovic, mentre tutti gli altri tennisti (alcuni dei quali avevano già giocato a Washington e/o a Toronto) faticano sul cemento di Cincinnati per contendersi la vittoria finale. Fermo dalla semifinale di Wimbledon in cui, pur lottando, ha dovuto cedere il passo allo stesso avversario che aveva spezzato il suo sogno a Parigi, il campione serbo si sta intrattenendo in Montenegro, la terra dei nonni, assieme alla sua famiglia.
Sui social il tennista non si è nemmeno sottratto alla pubblicazione di una una foto in compagnia del celebre violinista Mido Todorovic, a suggellare un periodo di relax che chi lo conosce bene sostiene sia assolutamente propedeutico alla miglior preparazione possibile in vista degli Us Open. Forse una delle ultime occasioni in cui il nativo di Belgrado possa stupire ancora una volta il mondo incamerando il 25esimo Major della sua carriera. Sarebbe il primo e il solo della storia ad averlo fatto, tanto in campo maschile quanto in campo femminile.
Djokovic, ecco la ricetta in vista di New York
In attesa di conoscere il sorteggio del tabellone di Flushing Meadows (per lo slavo diventa decisivo conoscere il cammino, considerando che essendo sesto nel ranking, molto probabilmente gli toccherà uno tra Sinner ed Alcaraz già in quarti di finale), Djokovic non ha smesso di sognare in grande. Sebbene, con tutto il rispetto della sua grandezza, permangano dei dubbi sulla sua reale pericolosità da mettere in campo a New York.

Come sottolineato con la solita schiettezza anche da un campione come Jimmy Connors nel suo podcast, forse sarebbe stato opportuno, per l’ex numero uno del mondo, giocare almeno un paio di partite a Cincinnati. Giusto per riprendere confidenza col cemento, visto che l’ultimo match giocato dalla leggenda su questa superficie risale allo scorso aprile, quando perse la finale di Miami contro Jakub Mensik.
In quell’occasione Djokovic fallì l’appuntamento con la centesima vittoria di un torneo ATP in carriera, salvo raggiungere poi la cifra tonda trionfando al torneo di Ginevra qualche settimana dopo. Come a voler dire che quando il serbo si mette in testa una cosa, prima o poi riesce a raggiungerla…





