Il campione serbo, fresco di debutto vincente agli Us Open, ha parlato della possibilità di assumere un nuovo coach: indizio chiarissimo
Buona la prima, come si dice in gergo. Assente dalle competizioni dalla semifinale di Wimbledon col futuro campione dei Championships Jannik Sinner (l’azzurro ha fermato il cammino del serbo per il secondo Major consecutivo, e sempre al penultimo atto), Novak Djokovic si è goduto dei lunghi momenti di relax con la sua famiglia prima di riprendere confidenza con lo strumento che lo ha reso una leggenda vivente.

Dopo esser arrivato col dovuto anticipo nella ‘Grande Mela’, ed aver partecipato al nuovo torneo di doppio misto degli Us Open (non esaltante l’esperienza in coppia con la connazionale Olga Danilovic, visto che i due sono usciti di scena al primo turno contro Andreeva-Medvedev), il serbo ha continuato la sua meticolosa preparazione in vista dell’ultimo concreto e prestigioso obiettivo stagionale: lo Slam americano. Che, se vinto, renderebbe il nativo di Belgrado davvero immortale.
Il primo match contro il pericoloso americano Learner Tien è filato liscio nel primo e nel terzo set, dominati nel gioco e nel punteggio. Molto più combattuto il secondo parziale, vinto con la solita esperienza e con nervi d’acciaio dal fuoriclasse slavo.
A New York Djokovic ha preferito presentarsi senza coach: interrotta ormai mesi fa la collaborazione con Andy Murray, il 24 volte campione Slam ha per ora messo in stand by anche Dusan Vemic, che lo aveva accompagnato a Wimbledon.
Chiare e nette le motivazioni addotte dal fuoriclasse per spiegare la sua scelta. Meno esplicite invece, ma piene di indizi, le parole sull’opportunità di legarsi ad una figura leggendaria dello sport dell’allora Jugoslavia unita.
Djokovic-Seles, è tutto vero: indizio inequivocabile
“Onestamente non sto cercando un allenatore. Sono in una fase della mia carriera in cui non sento il bisogno di avere qualcuno con me 24 ore su 24, 7 giorni su 7, tutto l’anno. Il mio programma è stato rivisto e significativamente ridotto. È difficile per me chiedere a qualcuno di impegnarsi a tempo pieno quando gioco forse due tornei nel giro di due o tre mesi. Nel nostro sport, è una situazione complicata questa per un coach“, ha esordito Djokovic nel Media Day di New York, prima del debutto del tennista.

Poi, stuzzicato sul nome dell’unica persona con cui potrebbe effettivamente avviare una collaborazione (che sarebbe irrinunciabile, dato lo status dell’ex giocatrice), il serbo si è lasciato scappare qualche indizio di troppo.
“Mentre crescevo in Serbia, avevo Monica Seles in testa praticamente ogni singolo giorno, perché Jelena Gencic, mia madre tennista, lavorava con lei quando era piccola. Quindi sentivo molto parlare di Monica, Monica di qua, Monica di là, Monica mangia di là, Monica si allena di là. Quindi Seles è stata sicuramente uno dei miei idoli ed eroi d’infanzia, e la ammiravo molto. L’unica con cui potrei immaginarmi di lavorare è Monica Seles, ora che ci penso“, ha rivelato Nole.





