Il fuoriclasse serbo, atteso alla supersfida di New York contro Carlos Alcaraz, è oggetto di un’analisi interessante: il dato sorprende tutti
Ci siamo. Gli Us Open stanno per entrare nella fase calda, quella decisiva, con il countdown già partito per le due semifinali. Molto diverse tra loro. Da una parte, ad aprire le danze anche in termini di orario di avvio della sfida, ecco lo scontro tra il grande vecchio e il fenomeno generazionale per antonomasia, al secolo Novak Djokovic contro Carlos Alcaraz.

L’altro confronto, quello che riguarda da vicino tutti i tifosi azzurri, Jannik Sinner proverà a raggiungere la sua quinta finale consecutiva in un Major – la seconda di fila a New York – contro il redivivo Felix Auger-Aliassime, tornato finalmente su quei livelli che tutti gli addetti ai lavori avevano pronosticato per lui in giovane età.
Inutile negare che le attenzioni del pubblico che affollerà numeroso le tribune dell’Arthur Ashe Stadium sono tutte per l’ennesima sfida tra il campione serbo, che insegue il sogno di vincere il suo 25esimo Slam, e Carlos Alcaraz, lo spagnolo che, in caso di vittoria finale del torneo (o comunque di un piazzamento per lo meno pari a quello di Sinner), scalzerà il fuoriclasse di San Candido dal trono del ranking mondiale ATP.
Nonostante fossero in tanti ad aspettarsi l’ennesimo colpo di reni del nativo di Belgrado, desta sempre impressione il constatare come a 38 anni suonati, e con problemi fisici che si sono pesantemente affacciati anche durante il Major in corso, Nole sia stato capace di raggiungere le semifinali in tutti e 4 i tornei dello Slam disputatisi quest’anno.
Il regno di Djokovic e il tennis moderno: analisi impietosa
Pare legittimo dunque interrogarsi sul reale valore degli altri atleti del circuito (Sinner e Alcaraz a parte, ovviamente) in questa preciso momento di transizione ai vertici del tennis mondiale. Vero è che Djokovic non è mai andato nemmeno vicino, finora, a raggiungere una finale di un Major quest’anno, essendo stato letteralmente bastonato dall’altoatesino a Parigi e Wimbledon e sconfitto da Zverev in Australia a causa di un infortunio che non gli ha consentito di terminare il match.

Risulta però anche verosimile la teoria di chi sostiene che gli strabilianti risultati dello slavo siano possibili grazie alla poca concorrenza alle sue spalle. Oltre a non esserci più gli altri due membri dei ‘Big Three‘, mancano all’appello quei rivali che negli anni d’oro di Nole hanno talvolta giocato brutti scherzi al campione: da Murray a Wawrinka passando per Del Potro e Thiem, senza dimenticarci di ciò che era stato, ad inizio carriera, Daniil Medvedev, ora sembrano mancare dei veri campioni nelle posizioni immediatamente sotto il duo italoi-spagnolo.
A dimostrazione di ciò, il portale Opta ha stilato l’aggiornamento dei confronti diretti di Djokovic contro i primi 10 giocatori del ranking ATP. Se si eccettua il bilancio negativo contro Sinner, il serbo è in vantaggio (talvolta in modo sfacciatamente netto) contro tutti gli altri.
Rendimento negli scontri diretti contro i Top Ten di Novak Djokovic:
Sinner vs Djokovic (6-4)
Alcaraz vs Djokovic (3-5)
Zverev vs Djokovic (5-9)
Fritz vs Djokovic (0-11)
Shelton vs Djokovic (0-1)
Draper vs Djokovic (0-1)
Musetti vs Djokovic (1-8)
De Minaur vs Djokovic (1-3)
Khachanov vs Djokovic (1-9).





