Il giocatore piemontese, reduce dalla precoce eliminazione di New York, ha confessato un suo grande desiderio extra tennistico
Sono ormai decenni che, complice la grande quantità di informazioni veicolata dai mass media (e in epoca più recente dagli stessi atleti per mezzo dei loro profili social), i tifosi e gli appassionati di tennis hanno imparato a conoscere le simpatie calcistiche – e più in generale le passioni extra tennis – dei loro beniamini.
Ovviamente più è famoso, amato ed apprezzato il giocatore, più vengono sviscerate curiosità che poco hanno a che fare col gesto tecnico in campo. O meglio, in alcuni casi la letteratura sulla vita di un campione non può non tener conto di una scelta fatta in giovanissima età tra il tennis ed un altro sport in cui l’atleta eccelleva: emblematici i casi dei ‘piccoli’ Boris Becker e Rafa Nadal, per anni in dubbio se continuare col calcio o diventare tennisti, o dello stesso Jannik Sinner, già campione di sci prima di diventare un fuoriclasse della racchetta.
Considerando la grande popolarità del calcio non solo nel nostro Paese, ma in tutto il mondo, spesso la curiosità di tifosi ed addetti ai lavori è andata a scavare proprio nelle simpatie dei tennisti per un dato club. Alle volte – citiamo ancora una volta il campione maiorchino – questa è vissuta con una passione davvero irrefrenabile (Rafa è uno sfegatato tifoso del Real Madrid).
Restando ai talenti di casa nostra, è rinomato che Fabio Fognini sia interista, Jannik Sinner milanista, e che Matteo Berrettini parteggi per la Fiorentina. Per non parlare di Flavio Cobolli poi, grandissimo tifoso della Roma.
E Lorenzo Sonego? Il piemontese ha seguito la tradizione di famiglia, diventando sin da piccolo granata fino al midollo.
Sonego, c’è l’appello al patron Urbano Cairo
Intervistato recentemente dal quotidiano ‘Tuttosport‘, il giocatore azzurro, protagonista di un 2025 fatto di grandi imprese in almeno due tornei del Grande Slam, ma anche di inopinate sconfitte in altri eventi del circuito, ha ribadito con forza la sua fede per il mitico Torino, la squadra della sua città Natale.
“La prima a portarmi allo stadio è stata mia nonna. Era la nostra capa ultras, ci ha contagiati e trascinati tutti. In casa non c’era e non c’è altro colore per il calcio. E appena gli impegni me lo permettono, sono allo ‘Stadio Olimpico Grande Torino’ per manifestare la mia fede per il Toro“, ha esordito.
Consapevole e addolorato del fatto che la squadra del suo cuore non alzi al cielo un trofeo dall’ormai lontano 1993 – una gioia non provata direttamente sulla sua pelle, essendo Sonego nato nel 1995 – il giocatore ha espresso il suo grande sogno facendo un appello al patron del club Urbano Cairo.
“Gestire una società di calcio è un bell’impegno. Ma ho un desiderio: festeggiare un trofeo tutto nostro. Magari una Coppa Italia, che per me sarebbe la prima. Sono nato nel 1995, quindi il trionfo del ’93 l’ho sentito solo nei racconti di nonna e di chi c’era. Comunque seguirei il Torino ovunque“, ha concluso il numero 44 del ranking ATP.
