Il tennista toscano, brillante nell’ultimo Major stagionale, è finito nella lente d’ingrandimento del suo coach: rivelazione choc
Al momento giusto, chiamato a dare un segnale anche sulla mai amata superficie del cemento, ha risposto ‘presente’. Certo, la corsa agli Us Open si è poi interrotta bruscamente per mano dell’amico-rivale Jannik Sinner (uno che sul ‘duro’ ha costruito i suoi più grandi successi), ma l’iniezione di fiducia in vista dell’elettrizzante finale di stagione potrebbe essere determinante per una conclusione a cinque stelle della stessa.

È già la miglior stagione della carriera, questa, per Lorenzo Musetti, a prescindere dei risultati che il tennista carrrarino otterrà nei non pochi appuntamenti di fine anno. Tra cui, incrociando le dita, potrebbero esserci anche le ATP Finals di Torino, dato che il toscano occupa la nona posizione nella Race con i probabili forfait di Novak Djokovic (attuale numero 3) e Jack Draper, fermo per infortunio e davanti, sebbene di pochi punti, all’azzurro prima della settimana apertasi lunedì 15.
Già finalista a Monte Carlo e semifinalista a Madrid, a Roma e al Roland Garros, ‘Muso’ ha di fatto deluso solo a Wimbledon – dov’era chiamato a difendere la semifinale conquistata nel 2024 – e nei tornei preparatori agli Us Open di New York. Per il resto il suo splendido cammino gli ha portato in dote, subito dopo Parigi, la casella numero 6 del ranking mondiale: semplicemente il suo massimo in carriera, almeno per ora.
Musetti nelle parole di coach Tartarini: il fattore Sinner
Da sempre al suo fianco tanto nei periodi più bui quanto nei recenti ottimi risultati ottenuti, Simone Tartarini è una figura centrale nell’evoluzione tecnica di Lorenzo Musetti. Il coach della medaglia di bronzo a Parigi 2024 ha rilasciato una lunga intervista al portale ‘Undici‘, rivelando inaspettate curiosità e rivelazioni sui punti deboli del suo assistito ma anche sui relativi margini di miglioramento dello stesso. Nel discorso è entrato anche colui che, per qualsivoglia giocatore italiano e non solo, è un indubbio punto di riferimento. Stiamo parlando di Jannik Sinner, ovviamente.

“Quando siamo arrivati a New York, anche grazie alla presenza della sua famiglia, l’ho rivisto felice. Sul veloce Lorenzo ha un po’ un pregiudizio mentale. Quindi secondo me non è tanto il giocatore tra Alcaraz e Sinner ad aver fatto la differenza, ma la superficie“, ha esordito lo storico allenatore.
“Contro Jannik ha sofferto tanto perché sul cemento non si sente a suo agio come sulla terra, dove invece ha trovato Alcaraz. Quindi secondo me è un problema di convinzione, di consapevolezza. Per me il problema non è stato a livello tecnico o tattico, era bloccato mentalmente“, ha concluso Tartarini.





