L’annuncio sull’addio a Novak Djokovic ha preso alla sprovvista tutti i fan del campionissimo serbo: parole chiarissime.
Dopo la semifinale persa agli US Open contro Carlos Alcaraz – poi vincitore dello Slam newyorkese – le parole pronunciate da Novak Djokovic non sono passate inosservate. Il 38enne di Belgrado ha detto chiaramente che ormai il livello di Alcaraz e Sinner è troppo più elevato del suo e che non può più competere con i due migliori al mondo.

Al tempo stesso, però, Djokovic ha tenuto a ribadire di riuscire ancora a battere tutti gli altri colleghi, nonostante l’età che avanza. Frasi che allontanano il timore di un possibile ritiro del campionissimo serbo. La voce era circolata qualche mese fa, quando Nole stava ottenendo risultati davvero sconfortanti: da maggio in poi, però, l’ex numero uno al mondo è tornato in ottima forma, vincendo il torneo di Ginevra e giocando tre semifinali Slam.
Attualmente Novak Djokovic è allenato da Dusan Vemic e Boris Bosnjakovic, entrambi ex tennisti serbi: i due hanno preso il posto di Andy Murray, che ha vissuto solo pochi mesi nel ruolo di coach del vincitore di 24 tornei del Grande Slam.
Addio a Djokovic, l’ha detto chiaramente: fan gelati
Poco meno di un anno fa Djokovic aveva scelto di puntare sull’ex tennista britannico, appena ritiratosi dal circuito, proponendogli il ruolo di allenatore. I risultati non sono stati però quelli immaginati: per questo Nole ha deciso di cambiare, anche se Murray ritiene che l’esperienza da coach del suo ex rivale sul campo sia stata comunque molto formativa.

In un’intervista rilasciata al quotidiano britannico The Times il due volte trionfatore a Wimbledon ha parlato anche dei suoi mesi da allenatore del campionissimo serbo. “All’inizio mi è piaciuto molto – ha detto Murray – ma i risultati non sono stati quelli che ci aspettavamo. Sono comunque contento di aver fatto questa esperienza“.
Murray ha poi aggiunto che l’opportunità concessagli da Nole è stata unica: “Se non avessi accettato me ne sarei pentito“, le parole del nativo di Glasgow, che ha poi sottolineato come sia stato “affascinante” trascorrere del tempo con uno dei suoi più grandi rivali e anche uno dei più grandi atleti di sempre. “Sono però convinto che se vuoi fare un buon lavoro come allenatore, devi trascorrere molto tempo con il giocatore – ha concluso Murray – e questo è difficile quando non vive vicino a te“.





