Jannik Sinner potrebbe tornare primo nella classifica ATP: l’annuncio ha sconvolto tutti i fan e gli appassionati di tennis. Come è possibile?
Il campione di San Candido ha questo principale obiettivo di chiudere il 2025 in vetta alla graduatoria, come avvenuto lo scorso anno. Per farlo non bisogna sbagliare nulla, ma l’ultimo annuncio sembra essere un’iniezione di fiducia ulteriore per il 23enne altoatesino.

E’ inutile nascondersi in questo momento: il grande obiettivo di Jannik Sinner è tornare numero uno del mondo. La palma del migliore, persa a New York con Alcaraz, è un trofeo virtuale a cui i tennisti tengono moltissimo e l’italiano e lo spagnolo non fanno eccezione. Per riuscirci Jannik non deve sbagliare praticamente nulla, andando a vincere tutti i tornei davanti a sé.
A Pechino intanto è riuscito a fare meglio dello scorso anno, visto che aveva perso la finale contro Carlos Alcaraz in tre set, mentre in questa edizione ha battuto l’americano Tien, giovane del 2005. Adesso però arriva il bello, con il Masters 1000 di Shanghai, in cui ci sarà la fortuna di non dover affrontare il numero uno del mondo, fermo ai box per colpa del problema alla caviglia rimediato a Tokyo.
L’annuncio sconvolge tutti: cosa deve fare Sinner per tornare numero uno del mondo
Secondo un grande esperto di tennis come Dario Puppo, commentatore di Eurosport e presentatore di Tennis Mania sul canale YouTube di OA Sport, c’è una cosa che Sinner dovrebbe fare per avere maggiori chance di effettuare il controsorpasso ai danni di Carlos Alcaraz.

“Sinner ha effettivamente una programmazione molto intensa. Nel tabellone del Six Kings Slam gli farebbe giocare tre partite, se dovesse andare in fondo. Capisco che ci sono tanti soldi in ballo, però io penso che gli obiettivi di Jannik in carriera saranno sempre quelli di vincere Slam o di essere il numero uno del mondo”.
Quindi in conclusione aggiunge: “Quello in Arabia sarebbe il torneo che alla fine potrebbe saltare“. Insomma una rinuncia che a lungo andare potrebbe essere decisiva. Il problema è che con quelle cifre e contratti molto stringenti diventa anche difficile tirarsi fuori e dire di no. Sarebbe una rinuncia economica solo in virtù della gloria sportiva. Al giorno d’oggi è davvero difficile anche da pensare, oltre che da attuare.





