Novak Djokovic sbotta e attacca l’ipocrisia di tanti, la sua è una vera e propria bordata: ecco cosa ha detto nelle ultime ore
Novak Djokovic, si sa, non ha peli sulla lingua. Dice sempre ciò che pensa e senza particolari fronzoli, complice quell’aura leggendaria e quell’esperienza che si è guadagnato nel corso degli anni. Le sue parole, spesso e volentieri, sono cariche di scomode verità. Come nel caso delle ultime dichiarazioni rilasciate a Shanghai, dopo il ritorno in auge di un tema estremamente chiacchierato: il calendario tennistico annuale ritenuto, da molti, troppo fitto di impegni.

Tutto è cominciato con la lunga serie di ritiri (tra bandiere bianche in campo e forfait pre-match) a Pechino, e la questione s’è fatta ancora più calda quando Carlos Alcaraz ha annunciato la sua rinuncia al Masters 1000 di Shanghai. Il leader del ranking, spiegando la sua assenza, si è scagliato – appunto – contro l’enorme numero di tornei in calendario, mostrando la propria avversità anche contro la decisione di allungare la durata degli stessi “Mille”.
Uno sfogo lecito, ci mancherebbe. Anche condivisibile sotto certi aspetti, se non fosse però che il murciano andrà a giocare tra qualche giorno un torneo di esibizione in Arabia Saudita – il cosiddetto Six Kings Slam – per un ingaggio a sei zeri… Quest’aspetto ha scatenato la reazione stizzita di Nole.
Tennis e calendario, arriva la bordata di Djokovic: le sue parole sono chiarissime
«Ero contrario all’estensione dei Masters 1000 su più giorni, conviene ai tornei ma non ai giocatori perché toglie spazio nel calendario. Capisco le lamentele ma alla fine il tennis è uno sport individuale e ognuno deve fare delle scelte», ha esordito il serbo in conferenza stampa.
Chiaro il suo riferimento alla possibilità di modellare la programmazione in base alle proprie esigenze, nonostante alcuni tornei siano comunque obbligatori. «È un tema complesso, ne parlo da 15 anni: il problema è che i giocatori non sono abbastanza uniti. Si lamentano, poi spariscono, poi tornano a lamentarsi. C’è bisogno di tempo ed energie per capire come cambiare il sistema, ma se i migliori giocatori non ne discutono insieme e lottano insieme non cambierà mai nulla», ha sottolineato.
Poi ecco quella che è sembrata a tutti gli effetti una bordata nei confronti dello spagnolo: «Devi investire tempo, devi investire energie tu stesso, non il tuo agente, non il tuo team, non i tuoi genitori, te stesso. E poi ci sono anche le esibizioni a cui i giocatori si iscrivono, quindi è un po’ contraddittorio…».

«È fondamentale che i top player si siedano intorno a un tavolo, si rimbocchino le maniche e si impegnino davvero a capire tutte le questioni importanti. Perché andare in televisione o sui media a lamentarsi può attirare un po’ di attenzione, ma alla fine non cambia niente. Lo so per esperienza personale, credetemi. Quindi, sì, è un tema molto complesso. La stagione è estremamente lunga. Ne parliamo da anni. Onestamente, non vedo molti cambiamenti all’orizzonte finché non ci sarà un’unione tra i vertici del tennis: ATP, WTA, i quattro Slam, l’ITF… Sono tutti separati, ognuno ha i propri interessi», ha continuato Djokovic.
Infine, il nativo di Belgrado ha ribadito i concetti espressi in precedenza, auspicando il raggiungimento di unità d’intenti tra tutte le parti in causa: «Fino a quando non ci sarà un’organizzazione unica, una governance centralizzata che possa prendere decisioni per il bene comune del tennis, sarà molto difficile trovare un calendario sostenibile a lungo termine. È chiaro che serve una stagione più corta, che servono più pause, non solo per il corpo, ma anche per la mente. Quindi capisco perfettamente ciò che dicono Carlos Alcaraz, Iga Swiatek e Coco Gauff. Sono ancora molto giovani, e se già ora sentono il peso del calendario, immaginatevi come sarà tra dieci anni, se nulla cambia. Il Tour è costruito in un modo che spinge sempre per avere di più: più tornei, più settimane, più contenuti. Ma alla fine siamo esseri umani, non robot».
Staremo a vedere se, prima o poi, la controversia arriverà ad una soluzione oppure se resteranno solo parole al vento. Intanto, se in molti adottassero un atteggiamento un po’ meno ipocrita si avrebbe sicuramente una base di partenza migliore. Ha fatto benissimo Nole a sottolinearlo.





