Draper Rinuncia Ancora: Salterà il Tennis Masters di Macao Dopo l’UTS di Londra

Un altro cambio di rotta scuote il finale di stagione di Jack Draper: dopo il ritiro dall’UTS, il mancino inglese alza la mano anche per Macao. Una scelta che lascia domande aperte e racconta il peso, fisico e mentale, di un anno lungo.

Il nome di Jack Draper evoca potenza e promesse. Classe 2001, mancino, servizio incisivo, londinese fino al midollo. Negli ultimi mesi ha mostrato tratti di quella maturità che i tecnici attendono da tempo. Poi, d’improvviso, la frenata. Prima la rinuncia all’UTS di Londra, evento di casa e vetrina perfetta per chiudere l’anno in leggerezza. Sembrava una parentesi, un aggiustamento in corso d’opera. Invece no.

L’UTS, per inciso, è il circuito-esibizione ideato da Patrick Mouratoglou. Formato rapido, ritmi televisivi, spettacolo assicurato. Un contesto meno gravoso del tour ATP, utile per rimettere minuti nelle gambe senza l’assillo del ranking. Per questo il primo forfait aveva sorpreso. Un indizio che qualcosa, nella programmazione, stava cambiando.

Perché un altro stop?

Qui il punto centrale: come riportato da Spazio Tennis, Draper salterà anche il Tennis Masters di Macao, altro evento di fine anno, sempre in chiave esibizione. Al momento non ci sono motivazioni ufficiali dettagliate. Niente comunicati con diagnosi o tempi di recupero. Possibili letture? Due, entrambe plausibili e già viste in altri casi di giocatori in ascesa:

  • Tagliare le esibizioni per proteggere il fisico dopo una stagione intensa. Draper ha uno storico di piccoli acciacchi (addome, spalla) che impone prudenza.
  • Aprire un training block “pieno” di 2-3 settimane per arrivare con basi solide alla tournée australiana. È prassi fra i top: volumi, forza, prevenzione, rifinitura tattica.

Non è un declassamento degli eventi. Il Macao Tennis Masters è un palco di livello, con organizzazione solida e pubblico caldo. Ma resta un’esibizione. Non porta punti, porta ritmo e visibilità. Se il corpo chiede gestione, la priorità cambia. E a 23 anni, con la finestra del progresso spalancata, la scelta può avere senso.

Cosa significa per la sua stagione

Sul piano pratico, l’assenza da Londra e Macao riduce i chilometri nelle gambe a dicembre. Non è per forza un male. Un blocco di lavoro ben costruito può valere più di tre partite giocate col freno a mano. Il rischio, semmai, è arrivare a gennaio “freddi” di match. È il classico trade-off di fine stagione: protezione oggi per spingere domani.

Qualche dato utile per contestualizzare: dicembre è il mese chiave per la prevenzione. I preparatori distribuiscono carichi progressivi, inseriscono lavoro neuromuscolare e unità specifiche su servizio e primo colpo. Chi soffre di affaticamenti ricorrenti, come spesso capita ai giovani esplosivi, beneficia di un calendario più sobrio. Draper rientra in questo profilo. E il suo tennis, aggressivo e verticale, esplode quando la benzina è piena.

Resta una domanda, legittima e aperta: quanto conta, per un giocatore nel pieno del salto di qualità, rinunciare alla scena per scegliere il silenzio del lavoro? Le esibizioni accendono i riflettori, ma è in palestra che si sistemano dettagli minuscoli e decisivi. Se vedremo un Draper più pronto a gennaio, questa doppia rinuncia sembrerà una mossa naturale. Intanto, l’immagine è questa: Londra sullo sfondo, Macao che sfuma, e un campo vuoto alle prime luci del mattino. È lì che, spesso, cambia davvero una carriera.



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