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Il campione rivoluzionario, Jimmy Connors
I

Prima di lui il tennis era uno sport elitario, da gentiluomini inglesi.

Dal 1970, data del suo esordio, il tennis diventa un fenomeno di massa, si creano rivalità storiche.

È stato proprio lui il motore di questo cambiamento. Grazie a Jimbo il tennis diventa, anche, uno show.

La sua longevità è qualcosa di incredibile.

Diventa numero 1 del mondo negli anni ’70 sbarazzandosi di Rosewall.

Vive gli anni d’oro del tennis e si inserisce nella storica rivalità tra Borg e Mcenroe, prima di scontrarsi alla fine degli anni ’90 con Sampras e Agassi.

In 26 anni di carriera mette insieme 8 titoli del grande slam (più due in doppio) e l’incredibile record (in era Open) di 109 tornei vinti.

I hate to lose more than I love to win”.

Jimmy non era stato abituato a vivere sotto le luci dei riflettori, nel suo gioco e nel suo temperamento in campo è ancora vivo il ragazzo di East St. Louis.

Catalizza, però, in maniera naturale tutte le attenzioni su di sé: dal rovescio “eretico” a due mani al fidanzamento con Chris Evert, oltre alla sua predisposizione ad essere il “cattivo” del circuito. Nessun amico, solo rivali.

L’uomo, però, va molto oltre il tennista.

Quando capisce che uno dei suoi rivali storici, Vitas Gerulaitis, sta perdendo la battaglia contro la droga gli chiede di allenarsi con lui.

Il motivo? Cercare di fargli evitare quella che sarebbe stata una morta annunciata.

L’americano è stato tutto questo, molto più di un semplice tennista.

Compie oggi 68 anni l’Elvis del tennis, Jimmy “Jimbo” Connors, il più grande rivoluzionario della storia del tennis.

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