Djokovic-US Open, il mondo si divide: le opinioni dei politici
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La vicenda tra Novak Djokovic e lo US Open sembra ricalcare le orme dell’affaire Australian Open. Il serbo non può entrare negli Stati Uniti perché cittadino straniero non vaccinato. Nonostante l’USTA (organizzatori dell’ultimo slam dell’anno) non voglia concedere esenzioni, il mondo si divide sulla fondatezza della scelta.

La parola ai politici

Djokovic ha vissuto un mese di luglio a cento all’ora. Prima è arrivato il successo a Wimbledon contro Nick Kyrgios, ventunesimo titolo slam, e poi il bagno di folla nella sua Belgrado. A dieci giorni dalla fine del mese, però, le questioni in sospeso sono ancora tante: su tutte la partecipazione allo US Open.

Il serbo, ad oggi, non può prendere parte all’ultimo torneo slam dell’anno perché i cittadini stranieri non vaccinati non posso entrare negli Stati Uniti. Dal canto suo, l’USTA non vuole concedere esenzioni ai giocatori senza copertura medica contro il Covid. Gli interrogativi sulla partecipazione dell’ex numero 1 del mondo non possono quindi essere pochi.

Sulla questione, dopo i pareri arrivati dal mondo del tennis, sono intervenuti anche esponenti politici. Il primo è stato l’ex Acting Director della National Intelligence, Richard Grenell.

Lasciamo che Djokovic giochi lo US Open! Lo US Open diminuisce il proprio appeal se non permette al migliore del mondo di giocare”.

Poi sono arrivate le parole di sostegno da parte del senatore del Wisconsin Ron Johnson.

Richard Grenell ha ragione al 100% su questo. Qualcuno ha notato che i vaccini non prevengono al 100% dalla trasmissione e dall’infezione della malattia? Le leggi sono idiote, senza senso e distruttive. Quante cantonate ha preso Fauci? Bandire Djokovic sarebbe altrettanto stupido”.

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