In un’intervista rilasciata ad un canale Youtube russo, Andrey Rublev si è soffermato su uno degli aspetti che più caratterizza la sua figura: gli scatti d’ira dopo una giocata finita male. Il numero cinque al mondo ha ammesso che i suoi sono comportamenti da evitare e ha cercato di spiegare la natura del suo disagio ricorrendo a un paragone con l’atteggiamento mostrato in campo da un protagonista assoluto del tennis mondiale. Quel Carlos Alcaraz fresco dello Stefan Edberg Sportsmanship Award, riconoscimento assegnato al giocatore più corretto del circuito Atp.
Rublev è ormai noto per le sue esplosioni di rabbia che spesso lo portano a crolli emotivi o gesti eclatanti, come il colpirsi con la racchetta fino a farsi sanguinare. Il russo ha affermato di star lavorando per migliorare la sua stabilità mentale, ma ci ha tenuto a sottolineare che certi atteggiamenti hanno un’origine ben precisa: il non essere ancora riuscito a raggiungere i risultati a cui ogni tennista ambisce. Cosa che invece ha già fatto Alcaraz, nonostante la giovanissima età.
Inoltre, il moscovita ritiene che Carlos sia in grado di mantenere una certa tranquillità sul rettangolo di gioco perché ancora non è stato scottato dalle vicissitudini che caratterizzano la carriera di uno sportivo. Vediamo nel dettaglio.
Le riflessioni di Andrey Rublev su Carlos Alcaraz
“Carlitos (Alcaraz, ndr) è giovane, e fuori dal campo ha già tutto programmato, perché è un giocatore incredibilmente bravo. È riuscito a sfondare, è stato numero 1, ha vinto due Slam. Ha già realizzato ciò che tutti i giocatori sognano”, ha esordito Rublev parlando dell’enfant terrible spagnolo.
Come abbiamo anticipato, però, il russo è convinto che per il murciano sia tutto più facile perché fuori dal campo, finora, ha sempre avuto il giusto supporto. “Per lui è tutto pianificato. Sarebbe interessante vedere cosa succede se si trovasse al cospetto di alcune situazioni difficili che richiedono tempo ed esperienza per essere risolte“.
Il talentuoso classe ’97 ha dunque portato un esempio di ciò che potrebbe mettere a dura prova i nervi del giovane iberico: i problemi con l’entourage. “Quando si interrompono certi rapporti, i contratti, la loro risoluzione… in quei casi cercano di spremerti. Quei momenti ti influenzano, e inizi a non pensare soltanto al tennis“, ha sottolineato.
Insomma, secondo il buon Andrey, Alcaraz riuscirebbe a mantenere un certo aplomb anche perché non si è ancora imbattuto in particolari complicazioni del suo percorso. Quella del russo, ovviamente, è una teoria la cui veridicità troverà o meno riscontro nel corso degli anni. Come sempre, al tempo l’ardua sentenza.
È straordinario leggere che un ragazzo, benché campione del tennis in ATP, vicino al Numero One, abbia la sensibilità Umana di Fare beneficenza a persone bisognose, usando uno dei migliori proventi che un atleta detenga ricavati dagli sponsor.
Che voglia fare ancora di più, volendo disporre di altri patrimoni, che non ci sono, qualificando Rublev il vero e unico gentleman dello Sport e non solo del tennis.
È strano che lui, Rublev appaia subito simpatico agli spettatori e meritevole delle preferenze alla vittoria in una partita.
Non ho usato il termine “tifoso” perché non fa parte della mia modesta rubrica culturale.
Gabriele Rosetti
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