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Tornei Slam, coach, obiettivi di carriera: Kyrgios sempre più schiavo di se stesso
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Nick Kyrgios ci ha abituati ormai da anni a clamorose dichiarazioni lontano dai campi di gioco. Il blocco totale del tennis dovuto alla pandemia ha dato la possibilità all’australiano di tornare a parlare dei suoi obiettivi al ritorno sui campi. In un podcast con l’amico Elliot Loney ha dichiarato che, al rientro e nel continuo della sua carriera, non gli interessa minimamente vincere un torneo del grande slam.

Nick Kyrgios, attuale n. 40 del ranking ATP, ha alternato prestazioni nettamente fuori dalle righe in campo (vedi le vittorie contro tutti i big three al primo incontro giocato) ad atteggiamenti deprecabili fuori dal rettangolo di gioco.

L’ultima in ordine cronologico c’è stata ieri, in un’intervista informale con il suo amico Elliot Loney.

Il giocatore australiano ha ammesso che il suo obiettivo da qui a fine carriera non sarà quello di vincere un torneo del grande slam. Il motivo? A 25 anni e nel pieno delle possibilità fisiche non crede che il suo fisico regga uno sforzo di 3/4 ore per 7 incontri consecutivi in un torneo di così alto livello. Cercare di allenare la tenuta fisica come possibile soluzione? Neanche a parlarne. Nei progetti di Nick l’idea di poter assumere un coach fisso è lontana anni luce. Questa dichiarazione sa tanto di chi, consapevole dei suoi mezzi, sa che non può arrivare ad un obiettivo e allora nega di volerlo raggiungere (vi ricordate la volpe che non arriva all’uva?).

Con il proseguire dell’intervista troviamo tutto il Nick Kyrgios a cui siamo ormai abituati, un ragazzo ormai schiavo del personaggio creato e non più in grado di pensare a reali obiettivi di carriera.

Il tennista ha infatti ammesso che dopo ogni partita la sua unica volontà sarebbe quella di rilassarsi con una bella birra in mano, alla faccia degli altri professionisti che invece pensano alla partita seguente (che gente strana vero Nick?) e a trovare la giusta concentrazione. Naturalmente Kyrgios cerca di recuperare la dichiarazione appena detta, proponendo la solita scusa: “I just want to do it in my way, have fun with it and just play” (voglio solo farlo alla mia maniera, divertendomi e giocando), parole un po’ contrastanti rispetto a quelle pronunciate qualche anno fa sul fatto che il tennis non fosse uno sport in cui si divertiva, al contrario del basket.

Per non farsi mancare nulla nella seconda parte dell’intervista va all’attacco dei coach, considerati una perdita inutile di denaro per l’alto salario che percepiscono. Ha aggiunto anche che si considera “inallenabile” a questo punto della carriera; sarebbe ingestibile ed entrambi perderebbero del tempo. Non si direbbe disposto ad ascoltare i consigli dell’allenatore e diventerebbe un incubo per qualsiasi coach continuare al suo fianco.

La definizione “schiavo del proprio personaggio” calza ancora a pennello.

Voi che ne pensate? Credete che Kyrgios possa tornare a dimostrare il suo valore sul campo da gioco o ormai è più bravo a parlare con un microfono in mano?


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