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14 luglio 2020, un anno dopo la sfida leggendaria
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Nello sport, oltre che i vincitori, vengono ricordate le grandi sfide, quelle che sono passate alla storia. Vengono alla mente gli incontri tra Foreman e Alì, le gare di Lauda e Hunt, gli innumerevoli Lakers contro Celtics e la più grande rivalità della storia del tennis, Borg contro Mcenroe.

Alla lunga sfilza di incontri che passeranno alla storia si aggiunge di diritto la finale di Wimbledon 2019 tra Roger Federer e Novak Djokovic, una sfida che rimarrà negli annali del torneo più famoso del mondo.

Possiamo pensarla come una sfida tra supereroi. Da un lato il beniamino del pubblico, Roger Federer, dall’altro il giocatore di tennis più forte in quel momento, Novak Djokovic.

Il serbo è in campo contro tutti, dalla gente sugli spalti a quella in casa davanti il televisore. Affronta il giocatore più amato, il più forte di sempre a Wimbledon, lo slam degli slam. I presupposti avrebbero fatto paura ad ogni tennista, ma non a lui.

La finale del 14 luglio 2019 è la cosa più vicina ad un incontro di pugilato nella storia di uno sport che non ha niente in comune con questa nobile arte.

Alla fine della contesa i due si abbracciano a metà campo, nessuno è finito al tappeto. Tornano nei propri angoli, come ad aspettare il verdetto dei tre giudici: mai come questa volta il risultato più giusto sembrerebbe un pareggio.

Nel tennis, però, sappiamo tutti che il pareggio non può esistere e, malgrado aver sfiorato la leggenda per due volte, Roger Federer si deve arrendere a Novak Djokovic, praticamente perfetto ogni volta che il punto conta.

Non sappiamo se Federer avrà mai la forza di tornare così vicino al trionfo, la forza di un ultimo “one more time”, ma un anno fa non ha potuto nulla: al di là della rete aveva Novak Djokovic, un essere semidivino.

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