Crisi mascherata da tre straordinari campioni che giocano oramai part time già da tempo, dati gli acciacchi, nel circuito professionistico. Malgrado ciò, non hanno mai smesso di dominarlo, seppur performando nel tramonto delle rispettive carriere. Una crisi del tennis maschile, dicevo, che pare ribadire il destino di quello femminile per il prossimo futuro. Verrebbe così a profilarsi un circuito privo di autentici fuoriclasse sostituito da un gruppo di 10/20 ottimi interpreti in grado di ambire ai titoli dello Slam.
La causa di questa situazione è in gran parte causata dal processo di omologazione, imposto nel tennis proprio dallo stesso sistema di potere a inizio millennio. Una misura che ha reso il gioco robotico, uguale a se stesso quasi ovunque, determinando l’estinzione degli specialisti. Del resto, quasi la totalità delle partite illustrano uno sviluppo simile, a prescindere dai giocatori e dalle superfici. In altre parole, a titolo di esempio, osservando le gesta di un Thiem, dibuno Zverev, oppure di un Rublev, ecc., sembra quasi di ascoltare il cosiddetto disco rotto. Eppure, in queste decadi, il sistema è riuscito a crescere in dimensione in modo eccezionale, malgrado il disastro prodotto dall’omologazione.
Il successo ottenuto in modo del tutto occasionale, sembra per l’appunto dovuto, come già detto, all’avvento di figure titaniche che nello specifico sono: Federer, Nadal, Djokovic. Personaggi che hanno consentito di poter nascondere gli errori evidenti della classe dirigente e nel contempo di permettere la vendita del prodotto tennis a chiunque. Infatti, sono apparsi quasi ovunque i trafficanti di Tennis, come quei venditori di sabbia nel deserto.
Adesso, che i re magi sono sulla via del tramonto la preoccupazione del sistema è grande.
Proprio per questa ragione si manifestano, qua e là tentativi strampalati che cercano di modificare le regole e così le dinamiche di un gioco straordinario come per l’appunto quello del tennis. A tutti gli effetti, una disciplina ad elevata difficoltà psicologica (emotiva/cognitiva) e coordinativa, trova la propria pienezza in un contesto temporale in grado di abbracciare tutti gli elementi che ne costituiscono l’arte, bisogna sempre ricordare. In tal modo, la distanza tre set su cinque risulta essere, senza ombra di dubbio, la più adatta. Un fatto dimostrato nella storia attraverso partite epiche capaci di plasmare le memorie degli appassionati.
Adesso, abbandonando questa mia cruda analisi, per volgere lo sguardo finalmente all’arte del gioco, non posso che esprimere la mia totale ammirazione al cervello tennistico (emozione e cognizione) di Sinner, a mio avviso, una meraviglia della natura ben superiore alle sue gesta esecutive (traduco: tecnica).
Del resto, il tennis è da sempre considerato la disciplina per eccellenza della mente e del corpo, dove i contendenti sono chiamati a trovare continuamente soluzioni funzionali alla conquista del punto, a seconda delle rispettive caratteristiche. Non esiste una sola strada, proprio come per quelle del Signore le vie sono infinite. Insomma, il tennis è uno scontro di intelletto e di destrezza, per dirla con le parole dell’autore per eccellenza. Una figura come quella di Antonio Scaino da Salò, primo autore assoluto delle regole di un gioco antesignano del tennis denominato Pallacorda.
Così Sinner, forse in maniera inconsapevole, farà risorgere quelle origini lontane di un’attività ginnica italiana, indipendentemente dalle sorti del torneo di Miami, per farla risplendere e ricordare nel mondo. È importante sapere come il futuro sia una porta che si apre con la chiave del passato e Jannik Sinner rappresenta un magnifico presidente. Un momento costruito proprio sul passato dove cammina già il futuro.
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