Parlavamo fino a qualche giorno di un Fognini ritrovato a Montecarlo, con un gioco di nuovo di alto livello. Oggi, oltre al pessimo spettacolo offerto al primo set, la squalifica per verbal abuse.
Andiamo per ordine.
La partita era iniziata nel peggiore dei modi, con Fognini molto svogliato che non correva dietro i colpi dell’avversario. Già eravamo al limite di una situazione stile Lahyani-Kyrgios di uno US Open di qualche anno fa. Nel secondo set, però, un piccolo sussulto, forse d’orgoglio.
Il gioco era, con molta fatica, tornato. Poi quello che nessuno può aspettarsi su un campo da tennis: la squalifica di uno dei due contendenti. Il motivo? Verbal abuse, che tradotto significa parole ingiuriose nei confronti di uno degli ufficiali di gara.
Nel nostro caso di un giudice di linea colpevole, se così possiamo dire, di aver contestato un fallo di piede a Fognini. A prescindere dal fatto che ci fosse o meno il fallo di piede, non si può concepire un comportamento del genere, in nessuno sport. Non vogliamo limitarci al tennis.
Non possiamo più lasciar passare le sfuriate, le proteste e tutto ciò che fanno i giocatori nei riguardi dei giudici di gara. Tutti possono sbagliare. Nessuno scende in campo ed insulta Fognini per un dritto colpito male o un rovescio fuori di metri.
Allo stesso modo non si possono insultare gli arbitri per errori (in generale, non parliamo di questa situazione particolare) durante una partita. Abbiamo spesso detto di sconfitta del tennis con i comportamenti del Paire di turno. Era un po’ di tempo che Fognini non ci regalava uno spettacolo di così infimo livello.
Forse abbiamo creduto troppo presto ad un suo cambiamento, ad una sua crescita. A quella maturità di cui parliamo per dei giovanissimi e che non riusciamo ancora ad attribuire ad un trentaquattrenne.
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