Addio sogno olimpico. Roger, siamo davvero ai titoli di coda?
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“Non so se questa è stata la mia ultima volta all’All England Tennis Club di Londra, è troppo presto per dirlo. Wimbledon era l’obiettivo che mi ero posto per ritornare in gara, e alla fine del torneo sapevamo che, qualunque cosa fosse successa, ci saremmo seduti tutti intorno a un tavolo per valutare le prossime mosse”. Dichiarava Roger Federer, qualche giorno fa, a margine della sconfitta ai quarti della manifestazione londinese contro Hubert Hurkacz.

Segnali che assomigliano all’anticamera di una resa? Difficile dirlo, perché lo svizzero è ancora alla ricerca disperata di soluzioni per tentare l’ultimo colpo di reni. Lo si evince maggiormente dalla chiosa finale:

“Devo essere un giocatore migliore per essere competitivo ai massimi livelli. Ci sono ancora tante cose che mancano nel mio gioco che magari 10, 15, 30 anni fa mi risultavano molto semplici. Oggi semplicemente non vengono con la stessa naturalezza, devo fare uno sforzo in più per ricordarmi di fare questa cosa o quell’altra. Ci sono delle idee che mi vengono in campo ma non riesco a metterle in pratica. Il mio obiettivo era tornare per Wimbledon 2020, e sono riuscito a malapena a tornare per Wimbledon 2021. Si tratta di un percorso lungo e difficile che bisogna affrontare a tappe. Prima si cerca di camminare senza stampelle, poi di correre, poi di tornare in campo. Ci sono alti e bassi, rallentamenti. Ma sono arrivato fino qui, e ora bisogna rivalutare la situazione e vedere quali sono i prossimi obiettivi”.

Messaggio eloquente, che incarna perfettamente il “vorrei ma non posso” dettato dallo scorrere inesorabile delle primavere. Come testimonia anche il forfait alle Olimpiadi annunciato ieri tramite i propri canali social. Il secondo obiettivo stagionale (dopo Wimbledon) che salta senza neanche scendere in campo:

“Durante la stagione sull’erba ho avuto un problema al ginocchio e ho deciso ritirarmi dai Giochi Olimpici di Tokyo. Sono molto dispiaciuto, è stato sempre un onore rappresentare la Svizzera. Ho già iniziato la riabilitazione nella speranza di tornare sul Tour entro la fine dell’estate. Auguro buona fortuna a tutta la squadra svizzera e farò il tifo da lontano”.

Parole che nessun appassionato di questo sport avrebbe mai voluto sentire. Perché se nell’ultimo anno e mezzo Federer ha ridotto all’osso le sue uscite proprio per vari problemi fisici, tra cui l’infortunio al ginocchio, il ripresentarsi di acciacchi (soprattutto alle gambe) non lascia bene sperare. Difficile pensare, infatti, che possa essere competitivo sul cemento americano degli Us Open, torneo che si prospetta durissimo per le condizioni climatiche e per la concorrenza agguerrita.

Tuttavia, non è solo una questione che riguarda Tokyo o New York. Già, è necessario andare con lo sguardo oltre le Olimpiadi e il prossimo Slam, per tentare di capire quanto è vicina a consumarsi quell’unghia di sole che sta illuminando il tramonto dello svizzero; e per quanto tempo ancora la leggenda elvetica sarà ancora capace di vedere nell’oscurità? Con le Atp Finals che inevitabilmente sfumeranno, l’ex numero uno al mondo si presenterebbe agli Australian Open 2022 a quarant’anni inoltrati, con pochissime prospettive di successo…

L’aura lucente che avvolge King Roger potrebbe non bastare a rendere radioso il suo finale. I prossimi mesi ci diranno di più, ma le sensazioni sono tutt’altro che positive. Per cui, godiamoci ogni volta che lo vedremo sul rettangolo di gioco. Il tempo non perdona, la notte è sempre arrivata. Per chiunque. È il ciclo di tutto.

Il tennista di Basilea ha sempre detto che sarebbe stato il suo fisico a dirgli quando era il momento di smettere.

Forse bisognerebbe prepararsi ad assistere al canto del cigno di Roger Federer.

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