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Matteo Arnaldi, l’altro Next Gen italiano che vuole diventare numero uno
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Matteo Arnaldi è uno dei giocatori più promettenti del panorama tennistico italiano. Nato a Sanremo il 22 febbraio 2001, ha iniziato il suo percorso all’età di 12 anni togliendosi numerose soddisfazioni nelle categorie giovanili. Quest’anno, dopo una partenza difficile a causa di diversi infortuni, ha letteralmente scalato la classifica guadagnando oltre 400 posizioni e attestandosi a ridosso della top-500. Il suo bottino nel 2021 è di un titolo e due finali (l’ultima persa domenica scorsa in Belgio) nei Futures. E non è ancora finita. Già, perché Matteo ormai è quasi un protagonista fisso del circuito Challenger, palcoscenico che potrebbe regalargli il definitivo saltò di qualità. Intanto, proprio stamattina, ha superato il primo turno di qualificazioni al torneo ‘cadetto’ che si svolge in Romania.

Il ventenne ligure, negli scorsi giorni, è intervenuto in esclusiva ai nostri microfoni per parlare della sua storia, del suo futuro prossimo, delle sue ambizioni e di tanto altro ancora. Di seguito l’intervista.

L’intervista a Matteo Arnaldi

Ciao Matteo, come stai?

“Tutto bene, mi sto allenando perché ho voglia di recuperare il tempo perso a inizio stagione. Fino a fine novembre continuo dritto senza fermarmi”.

Dispiaciuto per la sconfitta in finale?

“Si, un po’ dispiaciuto, ma ci può stare. Ho faticato abbastanza in semifinale, dove ho recuperato dall’1-5 nel terzo set. In finale ho perso un primo set molto lottato, durato circa un’ora e mezza. Poi nel secondo parziale sono un po’ calato. Ma va bene così”.

Come si è sviluppato il tuo percorso in questo sport?

“Ho iniziato a cinque anni a giocare al muro con mio nonno. Fino a 10 anni ho praticato principalmente nuoto e tennis, sport che ho scelto all’età di 12 anni. Piano piano ho ingranato la marcia. A 13 anni ho fatto la finale dei campionati italiani, vincendo sia il singolo che il doppio U13. A 14 anni ho esordito nei tornei internazionali, portando a casa il primo titolo U14 in Svizzera. Tra i 15 e i 16 anni ho avuto, invece, un periodo di stasi. Dovevo ancora crescere un pochettino. Poi è arrivata la prima affermazione in un U18 di grado 5 in Georgia, e da lì ho iniziato ad andare meglio, conquistando diversi trofei e qualche finale. Nel 2019 ho giocato tutti e 4 gli Slam Juniores e ho fatto le semifinali a Bonfiglio, arrivando ad essere numero 22 al mondo della mia categoria”.

Cosa fai nella vita oltre a giocare a tennis?

“Ho finito gli studi l’anno scorso, e adesso credo che mi iscriverò all’università. Ho la passione per i motori, seguo la Moto Gp e la Formula 1. Vabbè, poi c’è l’NBA che si segue sempre. Il calcio, invece, lo seguo poco ma tifo Inter sin da piccolo perché vedevo le partite dei nerazzurri insieme ai miei amici”. 

Tornando al tennis. Sei soddisfatto di questo 2021?

“Quest’anno non era iniziato benissimo, ho avuto tanti infortuni fino a maggio. Mi è girata anche un po’ male in alcuni tornei. Poi c’è stata la svolta, anche grazie a un cambio: ho deciso di lasciare Tirrenia, dove mi allenavo, per tornare a casa a Sanremo. Ho cambiato lo staff e questo ha portato i suoi frutti. Ho guadagnato più di 400 posizioni nel giro di due mesi praticamente. Sono contento di aver ritrovato la forma. Non gufiamo (ride, ndr), ma spero di giocare tanto ancora in questo 2021, perché è tramite l’esperienza accumulata in campo che si migliora”.

Quindi quali sono i tuoi prossimi impegni?

“Nei prossimi giorni (oggi) inizio le qualificazioni al Challenger di Romania. Poi probabilmente sarò a Napoli, tramite Wild Card o accesso diretto, e successivamente giocherò un po’ sul cemento, spero sempre nel circuito Challenger”.

Obiettivi per fine 2021 ed inizio 2022?

“L’obiettivo che mi sono posto a inizio anno è concludere la stagione intorno alla posizione 350, in modo tale da cominciare il 2022 nel circuito Challenger. Le qualificazioni del Roland Garros, inoltre, sono il mio sogno”.

I tuoi colpi migliori?

“Il mio gioco è abbastanza basato sul fisico, mi muovo tanto, sono molto rapido in campo. Mi ritengo abbastanza completo, ma forse il mio colpo migliore è il rovescio”.

Dove puoi migliorare?

“Devo crescere al servizio, ci sto lavorando tanto. Già ho visto i primi risultati, ma c’è ancora molto da fare”.

Conosci Sinner e Musetti? Hai qualche precedente con loro?

“Si, li conosco entrambi. Siamo tutti della stessa età più o meno, quindi ci conosciamo bene. Con Muso ci ho perso diverse volte quando eravamo piccolissimi, e poi al Challenger di Barletta due anni fa. Con Jannik, invece, siamo uno pari. Ma i precedenti risalgono a quando avevamo quattordici anni. Io vinsi in semifinale agli italiani under 13 e lui mi sconfisse in Coppa delle Regioni under 14”.

Parlaci un po’ del circuito ITF e delle stelle emergenti

“Quest’anno tantissimi millennials sono saliti molto in classifica, penso a Tirante, Pucinelli, Zeppieri e Cobolli”.

Che ne pensi dell’exploit del tennis azzurro?

“Che ognuno ti tira. Se giochi con una persona e vedi che questa sta ottenendo dei risultati, ti dici ‘ok posso farlo anch’io’. La concorrenza sprona molto a migliorarsi”.

C’è un giocatore al quale ti ispiri?

“Mi sono sempre ispirato a Djokovic. È sempre stato il mio preferito, non tanto per atteggiamento ma come gioco. Come atteggiamento preferisco più Nadal, ad esempio, ma come gioco… il serbo è il numero uno”.

Che ne pensi della sconfitta di Nole in finale agli US Open?

“Ti dico che ci stava, aveva troppa pressione addosso, già alle Olimpiadi si era visto. Anche lui è umano, quindi è normale che possa cedere mentalmente. In finale infatti ha giocato veramente male male”.

Lasciamoci con un sogno… che ambizioni hai a lungo termine?

“Gli obiettivi son quelli: vincere uno Slam, uno almeno, e diventare numero uno al mondo”.

a cura di Giuseppe Canetti

© RIPRODUZIONE RISERVATA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE 

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