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Piatti su Sinner: “Ridicolo pensare che non sia italiano al 100%…”
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Riccardo Piatti, dopo l’eliminazione dell’Italia del suo Jannik Sinner, ha rilasciato una bella intervista a Il Messaggero. Il super coach italiano ha voluto sottolineare l’importanza per Jannik di giocare per la sua nazione e per i suoi tifosi.

Il doppio, la Davis e lo spunto dai migliori

Riccardo Piatti ha rilasciato un’intervista a tutto tondo a Il Messaggero. Il coach di Sinner ha parlato dell’esperienza in Coppa Davis, della voglia di giocare in doppio e quella di apprendere dai migliori di questo sport.

Lui è proprio così: un ragazzo che ama questo sport e si diverte a giocarlo. Quando è all’Accademia di Bordighera si ferma a giocare coi più giovani, con mio figlio Rocco e gli altri ragazzi anche a calcio e a basket. Gli viene spontaneo.

È ridicolo pensare che Jannik non sia italiano al 100%: tiene moltissimo alla bandiera e alla maglia azzurra, a Torino s’è visto come comunichi col pubblico e ami coinvolgerlo. È stato onesto come sempre: prima non si sentiva pronto, era stanco, ha fatto quello che ha ritenuto giusto. Infatti, eccolo giocare alle tre di notte per provare il doppio insieme a Fognini. Ecco lo Jannik di Torino.

Durante il lockdown gli ho fatto vedere tanti filmati di Federer, Nadal e Djokovic nelle finali importanti, ma non nelle fasi in cui hanno giocato bene e hanno vinto con tre vincenti uno dietro l’altro, ma quelle in cui giocavano male. Così Jannik sa che anche a un campione può succedere: fa parte del gioco, del mentale, del tennis. A lui non deve succedere. All’ingresso del Piatti Tennis center c’è scritto: ‘Non siamo qui per risolvere i problemi, ma per crearveli’. Non è lui la mosca bianca, sono gli altri gli anormali, quelli che non arrivano al 100 del mondo e ne avrebbero le possibilità: si sono creati un sacco di problemi, mentre in realtà basta essere semplici, riflettere sulle sconfitte, chiedersi perché e come si può migliorare. Anche quella contro Tiafoe rimarrà impressa a Jannik, come la Davis: ha vissuto l’esperienza per la sua nazione, per la squadra.

Il doppio? È stata una delle cose che ha fatto meglio quest’anno: con Hurkacz, Bolelli, Feliciano Lopez, Opelka col quale ha vinto Atlanta, Korda, ancora Hurkacz. Voglio che provi con compagnia diversi, che giochi tanti servizio-volée, che impari a venire avanti a giocare la volée bassa.

I prossimi passi? Per dieci giorni riposa e noi dello staff non lo vogliamo vedere: ci porta via tanta energia, vuole giocare, vuole sempre fare qualcosa… Poi preparazione a Montecarlo e il 27 si parte per l’Australia”.

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