Andrey Rublev è il vincitore del primo masters1000 sulla terra rossa della stagione a Montecarlo. Il russo, dopo la sconfitta in finale nel 2021 contro Stefanos Tsitsipas, si è preso la rivincita ed ha battuto Holger Rune (57 62 75) prima di alzare al cielo il trofeo. Ecco le parole alla fine della partita.
La prima volta non si scorda mai
Nei giorni precedenti alla finale in molti avevano rimarcato un concetto riguardo Rublev: è un maestro dei 500, ma non è mai andato vicino a vincere un mille (nonostante le due finali a Cincinnati e Montecarlo 2021). Effettivamente, i successi negli Atp500 sono cinque su otto finali, mentre nei masters1000 il russo aveva sempre faticato (due sconfitte in due tentativi di raggiungere il successo).
Nella scorsa settimana, però, qualcosa è cambiato nella testa di Andrey. Fino alla semifinale ha sfruttato quello che si può ben definire un sorteggio benevole (battuti in successione Jaume Munar, Karen Khachanov e Jan-Lennard Struff), ma da lì in poi si è visto il cambio di passo e mentalità. Il russo si è trovato per due volte a rincorrere (sia contro Taylor Fritz che con Rune ha perso il primo parziale per 75) e ha finito col vincere due sfide che, in molti momenti della propria carriera, avrebbe perso senza batter ciglio. Le lacrime alla fine del match con il danese a dimostrazione del sacrificio e dell’impegno per arrivare alla tanto agognata vittoria (titolo più importante della carriera arrivato a 26 anni).
“Non mi aspettavo di conquistare il titolo qui a Montecarlo. È un piacere far parte della storia di questo torneo. Vincere un match come questo, sotto 14, ed essere in grado di recuperare, rappresenta una favola. Ho sentito un fastidio nella parte bassa della schiena. Però mi sono detto: ‘Più ci pensi, più peggiora la situazione’. La testa è molto importante in questo sport.
Non ho mai pensato di non potercela fare. Facendo le cose giuste fuori dal campo, sapevo che avrei avuto altre opportunità per vincere un titolo importante. Palle break salvate e punti importanti vinti? Oggi ho gestito molto bene le mie emozioni.
L’obiettivo è sempre lo stesso: lavorare bene. Mi piace il modo in cui sto lavorando con la mia nuova squadra sotto tutti i punti di vista. Sento che questa è la strada giusta.
Tifo dagli spalti per il mio comportamento? Non lo so, a dire il vero. Prima di tutto, non so se sono un bravo ragazzo o meno perché nessuno è perfetto. Posso dire che nella mia vita ho commesso molti errori, ho ferito molte persone, la mia famiglia, i miei cari.
Avere questo supporto, però, significa che sicuramente posso essere una persona migliore. Voglio provare a condividere questi momenti con gli altri. Sono davvero grato per il tifo”.
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