“La vittoria appartiene ai più ostinati”, si legge sugli spalti del centrale del Roland Garros, inciso sui divisori tra il primo e il secondo anello delle tribune laterali. Una frase attribuita a Napoleone, che oggi Alcaraz fa sua battendo il nostro Lorenzo Musetti agli ottavi di finale.
Oltre ad essere ostinato, lo spagnolo ha mostrato di avere più armi nel suo arsenale rispetto al nostro talento, tanta esuberanza fisica e colpi da fuori classe puro. E approda dunque ai quarti di finale vincendo in 3 set: 6-3 6-2 6-2.
Alcaraz ha giocato meglio i colpi di inizio gioco, quelli a cui Lorenzo avrebbe dovuto prestare molta attenzione, come ci spiegava in questi giorni il suo coach Simone Tartarini. È stato poi implacabile a rete (con il 79% dei punti ottenuti in quella zona di campo), e ha lanciato dall’altra parte del campo una raffica di vincenti. Troppi in più rispetto a quelli di Musetti (42 a 17). “Non mi sono espresso come avrei voluto, ma è andata così, lui ha giocato meglio”, dirà poi in conferenza stampa Lorenzo, aggiungendo di non essere riuscito a imporre il gioco sul rovescio del suo avversario come si erano prefissati di fare prima del match, perché “chi avrebbe preso prima il comando con il dritto avrebbe vinto il punto”, spiegherà. Ma così non è stato.
Lo scenario è stato quello delle grandi occasioni, nel centrale dove Rafa ha alzato 14 volte il trofeo. E lo spettacolo non è certo mancato.
Tuttavia Musetti esce a testa alta dal torneo, battendo i primi tre avversari senza lasciare per strada nemmeno un set, controllando le sue partite con una capacità disarmante, non offrendo mai ai suoi avversari una palla uguale all’altra, per ritmo, taglio, altezza, direzione, velocità. E creando profondo disagio tecnico con il suo gran tennis sulle tre dimensioni: larghezza, altezza e profondità. Quello che purtroppo non è riuscito a fare contro lo spagnolo, che viaggiava evidentemente in una quarta dimensione. Oggi non ha vinto, ma il match gli è sicuramente servito per il suo splendido progetto di crescita.
Non credo che a Lorenzo capiterà mai più di fare partita pari con Alcaraz.
Lo spagnolo è troppo superiore e da un pò di tempo ha smesso di andare in confusione nella scelta di quale arma sfoderare dal suo quasi incredibile arsenale di colpi.
E’ un predestinato e d’altra parte bastava vederlo 2-3 anni fa per capirlo, al netto della propaganda. E non c’entra nulla la buona stampa che accoglie i nostri eroi ai primi successi (fatto comprensibile, dopo anni di penosa carestia). Gli amici spagnoli mi assicurano che la pressione sulle spalle di Carlitos è sempre stata fortissima da parte dei media spagnoli: semplicemente lui ha spalle abbastanza larghe da sopportarla, perché è un fenomeno e un vero predestinato. I nostri no, è dura riconoscerlo ma è così.
Ci si può affidare forse a Jannik, ma personalmente coltiverò le mie aspettative nell’orto silenzioso del mio cuoricino da tifoso. Devo dire che osservarlo a Roma qualche sera fa capitoalre in quel modo da Cerundolo (un ottimo mestierante) è stato appena meno doloroso che vederlo cadere a Parigi per mano di Altmeier (un carneade qualunque, che la turno successivo le ha buscate sonoramente da un Dimitrov ormai quasi in pantofole).
Speriamo pure, se vogliamo, ma molto molto sommessamente