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Tennis e emozioni, esistono davvero differenze di genere? Cosa ci dicono i dati
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Un cliché nel racconto di una partita di tennis femminile è il continuo sottolinearne la volatilità dell’andamento mettendola in relazione alla fragilità emotiva delle giocatrici che, più o meno implicitamente, in quanto donne, sarebbero preda di continui sbalzi di umore, di paure e fragilità interiori intrinseche così forti da impedire quasi sempre una risoluzione dell’incontro che non sia drammatica.

Non vogliamo entrare nel merito complessivo delle ragioni di questo stereotipo così radicato, perché ci vorrebbe una capacità argomentativa in ambiti che mi affascinano ma che non conosco a sufficienza.

Ci limitiamo a dire che abbiamo sempre trovato questo modo di raccontare il tennis femminile in qualche modo irritante, una sorta di scorciatoia narrativa che altera la proporzione dell’elemento emotivo, basata su una parziale rimozione, nell’analisi, di un fattore chiave che caratterizza l’andamento di ogni partita: l’efficacia e l’efficienza del servizio nel suo complesso.

Nonostante sia qualcosa di noto ed evidente anche dal punto di vista empirico, questo aspetto viene messo costantemente in secondo piano parlando di tennis femminile forse perché meno adatto ad un racconto che si vuole il più possibile romantico ed accattivante.

Dai dati ricavati dallo straordinario programma di “match charting” messo in piedi da Jeff Sackmann e pubblicati su tennisabstract.com emerge una differenza sostanziale tra il rendimento del servizio in campo maschile e in quello femminile: dalle molteplici rilevazioni queste differenze oscillano mediamente intorno al 12%.

Per un uomo i punti vinti al servizio sono circa il 64% mentre per una donna solo il 57%. Se andiamo più in profondità nel calcolo delle statistiche possiamo notare come per un uomo il 15% dei punti vinti al servizio sono ace o servizi vincenti mentre la stessa percentuale per le donne è pari al 8%.

Sembra poco ma in realtà è parecchio: il servizio, sia per la sua forza ma anche per la sua fragilità, è ciò che più di ogni altra cosa impedisce o consente la separazione nel punteggio ed è ciò che permette o meno di conservare questa separazione quando prodotta.

Se gestito bene è fondamentale nel mantenere continuità di rendimento anche nei passaggi in cui il proprio gioco complessivamente cala di efficacia, per ragioni legate alla stanchezza oppure per tensione o, ancora, a causa della mancanza di concentrazione; al contrario, quando inefficace, queste oscillazioni hanno immediato e più evidente riscontro sul punteggio.

Inoltre, un servizio incisivo è anche uno strumento importante sotto pressione poiché permette, potenzialmente, di risolvere in modo rapido situazioni complesse senza entrare nella dinamica, più incerta e con più fattori tecnici in ballo, di uno scambio prolungato.

A questo proposito il grafico sottostante rappresenta la percentuale di punti effettuati per lunghezza dello scambio. Anche se la differenza è minima, si può notare che i lunghi scambi, soprattutto quelli dai 4 ai 6 colpi, sono più frequenti nelle partite femminili.

Infine, un servizio efficace ha conseguenze anche sull’immaginario collettivo dato che un ace di Berrettini, tirato a 227 chilometri all’ora, esattamente all’incrocio delle righe, per annullare una delicata palla break, pare l’espressione massima della freddezza più spietata, di una virile forza agonistica. Dimenticandoci che, indipendentemente dalla volontà, c’è chi non ha i presupposti tecnici, le capacità, per una soluzione simile, che si tratti di Diego Schwarzmann oppure di Jasmine Paolini.

Per quanto riguarda questo aspetto ci viene dato supporto quantitativo da questo grafico che rappresenta la probabilità di fare un ace o un servizio vincente in ciascuna delle seguenti situazioni critiche di punteggio: una palla break, una parità (40-40) o una palla game.

Sicuramente si può notare come le probabilità per gli uomini siano più alte, ma l’informazione più interessante la si trova osservando il pattern tra i diversi tipi di punto che le probabilità assumono. Sia per gli uomini che per le donne si nota una probabilità più alta quando si tratta di palla game e una probabilità molto più bassa quando si tratta di palla break. La conformazione del dato è molto simile e rappresenta la tensione che entrambi i sessi sperimentano allo stesso modo.

Perché le emozioni, la capacità o meno di controllarle – o quantomeno gestirle – sono da sempre un elemento determinante nel tennis, ma lo sono del tennis tutto, senza distinzioni di genere ed eventualmente con differenze tra individuo e individuo.

Quella che è diversa, tra maschile e femminile, è l’efficienza di alcuni elementi fondamentali del gioco dovuta in gran parte alla fisicità e all’atletismo generale. Meno romantico, più comprensibile.


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