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Coppa Davis, la questione Sinner fa discutere. L’attacco di Pietrangeli
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L’Italia del tennis è spaccata in due dopo il forfait di Jannik Sinner alla fase a gironi della Coppa Davis 2023. L’altoatesino, reduce da un maratona di quasi cinque ore – in cui ha riportato anche diversi problemi fisici – agli ottavi dello US Open, ha deciso di prendersi del tempo per recuperare e di non rispondere alla chiamata di capitan Pippo Volandri. A tal riguardo, da una parte c’è chi è convinto che l’azzurro avrebbe dovuto stringere i denti ed essere presente a Bologna, rischiando la sua incolumità in nome dei colori italiani. Dall’altra c’è chi invece ritiene che abbia fatto una scelta oculata, che darà i propri frutti nel finale di stagione.

Noi già abbiamo espresso la nostra opinione in merito, cercando di raccontare le cose come vanno raccontate. Ma, per dovere di cronaca, non possiamo esimerci dal riportare chi la pensa diversamente. Tra questi ultimi c’è una leggenda della racchetta che, pur negando riferimenti diretti a Jannik, si è reso protagonista di un attacco frontale. Ci riferiamo a Nicola Pietrangeli.

L’attacco di Nicola Pietrangeli

jannik sinner
Foto Twitter Sinner

“Non voglio entrare nel merito della vicenda Sinner, parlo in generale; e dico che rappresentare il proprio Paese è il massimo dell’aspirazione di uno sportivo, è un onore comunque, a prescindere dal risultato”, ha esordito Pietrangeli ai microfoni dell’Ansa. Poi ha affondato il colpo: “Chi rifiuta per poi andare a giocare un torneo altrove, andrebbe squalificato”.

“Se uno rifiuta perché sta male per carità, ma chi rifiuta per poi andare a giocare un torneo altrove, allora la federazione dovrebbe squalificarlo per un anno almeno”, ha aggiunto, probabilmente facendo riferimento a quando Sinner diede forfait alle Olimpiadi per cimentarsi in diversi tornei sul cemento americano.

Il due volte campione del Roland Garros ha infine concluso la sua analisi dicendo: “Se non sei fiero di giocare per il tuo Paese fatti fare un certificato medico fasullo, è una questione di coscienza – conclude l’ex campione -. Non vanno trovate scuse o alibi, ma non sto facendo un nome in particolare in questo caso, parlo in generale, sia ben chiaro”.

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