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Il campione Slam che non ha mai preso una lezione di tennis
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Dick Savitt è stato il primo tennista ebreo a conquistare l’Australian Open e Wimbledon nel 1951. Un tratto incredibile? Non aver mai preso una singola lezione di tennis. Oggi vi vogliamo proporre una bella intervista fatta dal New York Times al novantacinquenne campione, al figlio Bob e a Bid Goswami, amico intimo e guida del tennis alla Columbia University per 40 anni.

Una vita all’insegna del tennis

Dick Savitt è stato un grandissimo campione, capace di conquistare l’Australian Open e Wimbledon (vincendo la finale più breve della storia per 64 64 64) nel 1951. Nell’anno successivo si ritirò, andando a vivere a New York e facendo da mentore a numerosissimi atleti, tra cui le leggende Arthur Ashe e Don Budge.

Tra allenamenti a giocatori famosi e giovani tennisti della Columbus University, seguiti dal suo amico Bid Goswami, Dick trovava il tempo di allenare anche suo figlio, Bob Savitt, con cui ha vinto la coppa del mondo padre/figlio nel 1981.

Di seguito una bella intervista del Times ai tre, in ricordo dei vecchi tempi sui campi da tennis.

Cosa ti ha portato a New York?

DS: “Negli anni ’50 lavoravo per una compagnia petrolifera in Texas. Allora non giravano soldi nel tennis e tutti eravamo dei dilettanti. La mia compagnia mi ha chiesto di aprire un ufficio a New York e così sono andato”.

Non è stato difficile trovare dei campi qui. Dove ti allenavi?

DS: “Ho giocato molto a Central Park e anche sui campi in terra della Novantaseiesima. Ho conosciuto l’uomo dei campi e sapeva precisamente a che ora sarei andato e mi teneva sempre un campo. Mi venivano a vedere molte persone, ora ci sono le liste di attesa per giocare nei campi”.

BS: “Con mio padre giocavo al Midtown Tennis Club e anche in un campo tra la Sessantacinquesima e Columbus. Un caro amico di mio padre aveva la prenotazione ogni sabato e domenica. Tanti grandi giocatori sono venuti lì, come Bjorn Borg”.

Con chi giocava tuo padre?

BS: “Ha giocato con Vitas Gerulaitis e Arthur Ashe soprattutto, ma anche con Dick Stockton e altri professionisti che all’epoca frequentavano la città”.

DS: “Ashe era preparatissimo. Sapeva quando era debole su un fondamentale e mi chiedeva di aiutarlo. Il modo per riuscire nel tennis è giocare con gli altri, devi capire dove sbagli e come migliorare. Se giochi con una persona più brava di te nelle volée capisci che devi migliorarti su quell’aspetto. Ricordo di aver aiutato Ashe con il rovescio. Giocavamo alla Columbia o al parco. Ogni tanto portavamo qualche birra”.

BG: “Dick giocava spesso con suo figlio. Giocavano le nazionali padre/figlio e al secondo o terzo tentativo sono riusciti a vincere nel 1981. Mi ricordo che mi diceva che era più felice della vittoria a Wimbledon”.

Il centro tennistico della Columbia University è dedicato a lei Mr. Savitt. Com’è nata l’idea?

DS: “Ho incontrato Bid per la prima volta a Westchester dove era assistente dei professionisti, poi è diventato allenatore alla Columbia e il programma ha preso piede. Tutto è iniziato negli anni ’80 e io giocavo con alcuni membri della squadra. Quando hanno voluto dare un nome ai sei campi che utilizzavano hanno scelto il mio. Abbiamo combattuto per questa cosa, sono andato da Cornell, non volevo avere i campi della Columbia con il mio nome”.

BG: “Dick era il mio recruiter segreto. Andavo in giro e chiedevo agli studenti dove avrebbero potuto trovare un allenatore che era stato campione a Wimbledon. Avevamo così ragazzi dall’Asia, dal Giappone, dalla Nuova Zelanda, dall’Australia e da tutta l’America venivano a New York per incontrare Dick. Lui studiava il tennis e ogni tanto li veniva a vedere per capire come migliorare i loro colpi. Notava delle piccolezze che solo uno come lui poteva notare. Per questo ho voluto dedicare a lui il centro tennistico. Ho detto ai suoi amici che le persone piano piano si scordano di chi sei, invece il centro sarebbe stato dedicato per sempre a lui”.

Mr. Savitt è arrivato alle semifinali dello US Open nel 1951 e questo le ha dato alcuni benefici, come poter entrare a vita negli spogliatoi. Qual è il ricordo preferito che ha di quel torneo?

BS: “Mio padre era solito andare ogni sessione diurna e ogni sessione serale per due settimane lì. Adesso è difficile per lui, ma l’anno scorso abbiamo passato una bellissima giornata e lo rifaremo quest’anno.

Quando il torneo era a Forest Hills era tutto più piccolo e tutti giravano con la giacca e il completo. Si parlava con i giocatori, non c’erano staff o cose simili. Erano tutti più accessibili.

Per tutta la sua vita a Forest Hills o a Flushing Meadows non ha mai fatto più di cinque passi senza incontrare qualche amico o qualche collega di quando era tennista.

Il nostro box è proprio dietro il campo, così mio padre si divertiva a dare consigli ai giocatori anche se non lo poteva fare. Li incoraggiava quando giocavano male e gli diceva di giocare sul rovescio quando questo non era il colpo migliore”.

BG: “Allo US Open, anche oggi, quando parli di Dick tutte le persone del mondo del tennis lo conoscono. Lo chiamavano Mr. Savitt, anche Arthur Ashe. Adesso è un po’ diverso, ma credo che preferisca non essere riconosciuto. Era sempre molto serio nel vedere le partite e non amava parlare molto. Ricordo che il comico Alan King aveva il box accanto a quello di Dick e quando Alan cercava di scaldare la folla diceva di sedersi e guardare la partita”.

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