Bertolucci racconta Sinner: ecco come si adatterà al rosso. E sul dualismo con Alcaraz…
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Paolo Bertolucci, in un’intervista molto interessante con Fanpage.it, ha voluto parlare di Jannik Sinner a tutto tondo. Il campione della Coppa Davis 1976 ha raccontato come l’altoatesino si adatterà alla terra rossa europea e sul dualismo con Carlos Alcaraz su questa superficie (più congeniale allo spagnolo).

Le parole di Bertolucci

Bertolucci, in una disamina come sempre molto attenta ad ogni dettaglio, ha voluto analizzare i prossimi mesi di Sinner. L’azzurro ha raggiunto incredibili risultati sul cemento e ora è atteso ai grandi appuntamenti sulla terra battuta europea: i masters1000 di Montecarlo, Madrid e Roma e il Roland Garros.

Il campione della Coppa Davis 1976 ha spiegato come il gioco dell’attuale numero 2 del mondo si potrà adattare alla superficie e cosa ne sarà nei prossimi mesi del dualismo con Alcaraz.

Questo Sinner non è nemmeno lontanamente parente di quello dello scorso anno. Quello era ancora un ragazzo che doveva affermarsi del tutto: aveva delle buone basi, ma forse si era caricato di troppe responsabilità. Soprattutto quando ha dovuto giocare sulla terra e soprattutto a Roma dove forse voleva strafare. Invece non era ancora pronto a sopportare un peso così importante.

Se andiamo a vedere, il suo rendimento top probabilmente è a livello indoor, poi perde un 5% sull’erba e sul cemento e un 10% sulla terra. Però stiamo guardando il pelo nell’uovo.

Aspettiamo un attimo prima di fare previsioni che sono come quelle meteorologiche e sono molto difficili. Dopo Parigi potremo sentenziare, approvando o meno il suo livello di gioco sulla terra. Io sono molto fiducioso.

Sulla terra il problema è che cambia il modo di correre, di scivolare. Cambiano gli appoggi, il timing sulla palla, la risposta ogni volta che tocca il terreno è diversa rispetto al cemento e all’indoor. Tutte queste cose comportano la necessità di adattamento. Per alcuni avviene quasi in automatico, altri fanno più fatica. Nadal, per esempio, faceva più fatica andando sull’erba, Federer sulla terra. Lo stesso Djokovic ha vinto meno volte il Roland Garros rispetto agli altri slam. Non esiste il giocatore che rende al 100% dappertutto. L’avere però indoor, erba e cemento dalla propria parte, anche qualora ci fosse un rendimento leggermente inferiore sulla terra, rientrerebbe assolutamente nella normalità dei più grandi campioni; quindi, non sarebbe un difetto.

Cambia il timing sulla palla, che deve essere lavorata, sporcata e ‘spettinata’ un po’ di più. Bisogna anche adeguarsi fisicamente: sul veloce riesci a chiudere in 4-5 colpi, sul lento invece ce ne vogliono almeno un paio più. La fase difensiva degli avversari diventa infatti più produttiva, con maggiori possibilità di recupero. Lui, che è un produttore di gioco, da questo punto di vista incontrerà dei muri più attrezzati perché appunto sulla terra è più facile la difesa.

Alcaraz è nato sulla terra e Sinner no, questo conta sicuramente. Carlos è più a suo agio da questo punto di vista. Poi come completezza tecnica lo spagnolo si fa preferire sulla punta del rendimento di una giornata o di un torneo. Lui, utilizzando una metafora ciclistica, è da ‘classica’, ovvero da Milano-Sanremo, mentre Sinner è da Giro d’Italia

A fine anno Sinner è più continuo, metodico e razionale. L’altro ha punte pazzesche che magari Sinner non raggiunge in quel giorno, ma è meno forte mentalmente e concreto perché cerca, a differenza di Jannik, quasi più lo spettacolo, l’effetto speciale e l’applauso del pubblico che non il punto in quel momento. È come se si dimenticasse qualche occasione del punteggio, che siamo per esempio 30-30 ed è importante solo il prossimo punto. Lui invece ci mette l’effetto speciale, con la mezza riga per l’applauso. Sinner invece un ca**o: lui in quella situazione vuole portare a casa il punto, non l’effetto speciale. L’applauso se arriva bene, ma se non arriva se ne frega. D’altronde la concretezza prima era Nadal, la spettacolarità era Federer. È giusto che sia così, sennò sarebbero tutti uguali”.

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