Il tennista altoatesino è, suo malgrado, al centro di una possibile disputa legale: il motivo ha davvero del clamoroso
Effetti collaterali della popolarità. Conseguenze inattese di quella che, sin dal profondo Sud fino all’estremo Nord, la sua terra, può essere definita la Sinner-mania che sta contagiando pressoché tutti gli sportivi italiani.

Forte dell’ennesimo grande successo di una carriera che promette di essere ancora foriera di indimenticabili trionfi – a soli 23 anni il nativo di San Candido è già il tennista italiano più vincente di sempre – il numero uno del mondo è stato coinvolto, senza conseguenze apprezzabili per la sua figura e la sua persona, in un curioso caso che rischia di finire in tribunale. Vediamo cosa è accaduto a molte centinaia di chilometri di distanza da casa sua.
Si starebbe infatti prefigurando all’orizzonte uno sfruttamento non autorizzato della sua immagine sulle etichette di alcune bottiglie di vino Primitivo, tipico rosso pugliese della zona di Manduria. Il vino, ribattezzato “Rosso Jannik”, con evidenti riferimenti alla rossa chioma riccioluta, è stato prodotto in 73 esemplari inviati al sindaco di Sesto Pusteria per Natale.
Il regalo in oggetto è stato però sequestrato dal ‘Dipartimento dell’Ispettorato centrale della tutela della qualità e repressione frodi dei prodotti agroalimentari’, al fine di verificare che non si trattasse di contraffazione. E qui arriva il bello.
‘Rosso Jannik’, parte la causa legale? Svelate le intenzioni del campione
Non configurandosi alcun danno nei confronti del fuoriclasse, gli avvocati di quest’ultimo si sono già attivati inviando una lettera al Comune di Manduria per assicurare che non verrà avviato alcun procedimento. Resta però da capire se quel vino sia veramente Primitivo: è stato chiamato in causa Isidoro Baldari, assessore del comune di Manduria, titolare della Vineria Baldari e imbottigliatore del regalo fatto al tennista.

Il vino sarebbe stato spacciato per Primitivo, ma in realtà è proveniente da un’altra realtà vitivinicola. Baldari dovrà spiegare ai viticoltori del Primitivo e al Consorzio di tutela perché le bottiglie non avessero la fascetta obbligatoria di tracciabilità DOC o DOCG.
“Il consorzio sarà impossibilitato a considerare e riconoscere come autentiche le bottiglie, perché sprovviste del contrassegno di Stato“, ha dichiarato Novella Pastorelli, presidente del Consorzio di tutela.
Un altro aspetto curioso della vicenda è che il caso sull’autenticità ‘primitiva’ della suddetta lavorazione delle viti, era stato portato alla luce da Domenico Sammarco, consigliere comunale d’opposizione che temeva una causa legale da parte di Sinner.