Diciamolo subito: è stato il torneo dei Big Three. Solo loro, sempre loro, fantasticamente loro. Se ci fossero stati Novak Djokovic, Roger Federer e Rafael Nadal questa edizione dei Championships sarebbe stato totalmente diverso. Niente di nuovo, direte. Eppure questo Wimbledon 2019 è stato dominato dalla triade più degli ultimi Slam, mentre, anche in base ad alcuna dichiarazione un po’ sfrontata della vigilia, era forse lecito aspettarsi qualcosa di diverso.
E invece, dietro di loro, il deserto. Giusto qualche exploit personale (Bautista-Agut su tutti) che però non è stato assolutamente in grado di impensierire i dominatori del tennis mondiale. Che, arrivati alle semifinali, hanno nobilitato il gioco nel senso più sublime del termine, mettendo in mostra un repertorio sensazionale e irripetibile.
Il pagellone completo di Wimbledon 2019
Novak Djokovic – Voto 10 – Alla fine la spunta ancora lui. Un torneo praticamente perfetto, agevolato dal calendario tutt’altro che irresistibile, ma impreziosito dalla vittoria in una battaglia epica in finale contro Roger Federer (7-6, 1-6, 7-6, 4-6, 13-12 ) che gli vale il quinto trionfo a Wimbledon (come Borg) e il sedicesimo Slam in carriera (il quarto degli ultimi cinque disputati). Una solidità oggettivamente impressionante, nonostante alcuni piccoli passaggi a vuoto, che certifica come in questo momento, al di fuori della terra rossa che è ancora il regno di Rafa, non abbia rivali in prospettiva. Se continua così, riscriverà la storia del tennis.
Roger Federer – Voto 10 – Un torneo eccezionale. Scegliamo di dargli un ex aequo, un altro 10, un punto in più di 9, come quelle che sarebbero potute diventare le sue vittorie ai Championships in caso di vittoria in finale contro Novak Djokovic. Invece il sogno di Roger si schianta contro il muro eretto dal serbo, in una battaglia straordinaria in cui ha fatto comunque vedere il meglio e anche di più. E di cui rimpiangerà per sempre quei due match point sprecati. Una partita che rimarrà negli occhi di tutti gli appassionati, esattamente come l’impressionante vittoria in semifinale contro Rafa Nadal. All’alba dei 38 anni sfida ancora tutte le leggi della natura per competere ai massimi livelli e al pari dei più grandi tennisti del pianeta. Fantastico.
Rafael Nadal – Voto 8,5 – Quello del trionfatore del Roland Garros è stato oggettivamente un torneo al di sopra delle aspettative. Partito con la delusione della retrocessione a numero tre del seeding a beneficio di Roger Federer, lo spagnolo – forse aiutato dal fatto che i campi di Wimbledon quest’anno erano decisamente più lenti del solito – ha colpito per l’autorevolezza con cui ha affrontato i primi turni, tra i quali spicca la vittoria contro l’arcinemico Nick Kyrgios, l’unico in grado di rubargli un set fino alla stellare semifinale persa contro Federer.
Roberto Bautista-Agut – Voto 8 – Anche lui decisamente al di sopra delle sue stesse aspettative, tanto che aveva prenotato il weekend per il suo addio al celibato e l’ha dovuto rinviare perché non si aspettava di arrivare fino alle semifinali. E invece lo spagnolo atipico, che ha vinto più sul duro che sulla terra, ottiene quest’anno il suo miglior risultato in un torneo Major. E anche in semifinale, davanti allo strapotere di Nole, non ha sfigurato, lottando come un leone.
Guido Pella – Voto 8 – Il pubblico di Church Road ha trovato un nuovo beniamino. Guido da Bahia Blanca ha conquistato tutti per la sua generosità, che gli ha permesso di vincere alcune battaglia in maratona (contro il nostro Seppi e, soprattutto, in rimontona al quinto contro Milos Raonic). Per un terraiolo come lui, i quarti di finale ai Championships sono un sogno. Ma scommettiamo che si tratta solo del primo grande exploit.
Kei Nishikori – Voto 7,5 – Un Wimbledon giocato con grande autorità contro gli avversari (non impossibili) che il calendario gli ha fatto trovare davanti. Bravissimo fino al primo set dei quarti di finale, vinto contro Roger Federer. Che però, dal secondo set, prende le misure del giapponese e lo batte con relativa facilità. Si conferma comunque in quel gruppetto di tre-quattro tennisti che stazionano stabilmente alle spalle dei Big Three.
Matteo Berrettini – Voto 7 – Chiude con una scoppola storica contro Roger Federer una stagione sull’erba esaltante. Dopo la vittoria a Stoccarda e la semifinale ad Halle, le aspettative per Wimbledon erano alte e non sono state disattese, nonostante la lentezza dei campi inglesi rispetto a quelli tedeschi lo abbia messo in difficoltà. Ha dimostrato, oltre che di avere mezzi tecnici e fisici eccellenti, anche di saper lottare (come dimostra la vittoria al quinto contro Schwartzman). Piane anche la maturità con cui ha accettato la “lezione di tennis” impartitagli da Federer al quarto turno. Ha tutto per crescere ancora.
Thomas Fabbiano – Voto 7 – Il piccolo grande tarantino ha fatto i miracoli, eliminando al primo turno Stefanos Tsitsipas in cinque set (ma come ha detto il greco ne sarebbero potuti bastare tre) bissata dal successo, sempre al quinto contro il gigante Ivo Karlovic. Soccombe contro l’esperienza di Fernando Verdasco, ma rimane un grande torneo.
Felix Auger-Aliassime – Voto 6- – Anche sul baby fenomeno canadese le aspettative erano altissime. Dopo le prime due vittorie convincenti è però arrivata una bruttissima sconfitta al terzo turno contro Ugo Humbert. Niente di grave, s’intenda. Il talento è cristallino e sicuramente uscirà fuori molto presto. Questi sono passaggi obbligati per diventare grande.
Nick Kyrgios – Voto 5,5 – L’australiano non vedeva l’ora di giocare sull’erba. E non ha usato mezze parole per farlo capire, parlando malissimo della terra rossa e del Roland Garros. Eppure la sua stagione sul verde è stata una delusione totale. Qui a Wimbledon almeno ha passato il primo turno e ha l’alibi di essere stato eliminato da Rafael Nadal in un match in cui ha fatto vedere che, nei brevissimi momenti di concentrazione, ha il talento per reggere contro tutti. Il tempo però passa veloce e Nick rischia di rimanere solo una grande promessa mancata.
Fabio Fognini – Voto 5 – Il suo torneo non è tutto da buttare. Nei primi due turni ha fatto fuori, in entrambi i casi al quinto set, due clienti tutt’altro che semplici da affrontare come Tiafoe e Fucsovics. Al terzo però ha messo in mostra tutto il peggio che ne ha limitato la carriera, cedendo mentalmente contro il non irresistibile statunitense Sandgren, e lasciandosi andare alle sfortunate uscite verbali contro “i maledetti inglesi” e sulla “bomba che dovrebbe cadere su questo circolo”. Sì, va bene, ok la trans agonistica, va bene la scelta infelice di farlo giocare sul campo 14, ma da un uomo di 32 anni, con un’esperienza di 15 anni da professionista alle spalle, appena entrato in top-10 sarebbe lecito aspettarsi tutto un altro atteggiamento.
Dominic Thiem – Voto 4 – Dopo la seconda finale consecutiva a Parigi ci si aspettava decisamente di più dall’austriaco, che invece ha dimostrato ancora una volta che fuori dalla sua comfort zone è tutt’altro che irresistibile. Eliminato al primo turno da quel volpone di Sam Querrey, le sue certezze si sono sgretolate fin da subito. Deve ricominciare a lavorare sodo se vuole dire la sua anche sull’erba.
Alexander Zverev e Stefanos Tsitsipas – Voto 3 – I due volti simbolo della Next Generation, sconfitti al primo turno rispettivamente da Jiri Vesely e Thomas Fabbiano, sono la rappresentazione plastica dell’ennesima debacle dei giovani al cospetto dei grandi vecchi. Un punto in meno rispetto a Thiem, perché almeno, a differenza loro, ha evitato di propinarci alla vigilia roboanti dichiarazioni sulle possibilità di battere di Big Three a Wimbledon e sul futuro da numero uno del mondo. Parlare meno e lavorare molto di più, questo l’unico consiglio che ci sentiamo di dare ai bravi Zverev e Tsitsipas, che non si amano per niente, ma rischiano di condividere lo stesso destino.
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