Il mantra di Kyrgios: giocare per divertirsi
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A Washington, che sente un po’ come sua seconda casa, Nick Kyrgios ha giocato il quinto torneo da inizio pandemia. Come al solito, ha fatto parlare di sé. D’altronde o si ama o si odia il personaggio Nick.

Le parole di Nick

“Accidenti, non mentirò. Non è che mi manchi più così tanto. Cioè, ovviamente è bello essere rientrato, specialmente in questi tornei dove sono estremamente a mio agio e c’è tanto pubblico. È un abbastanza folle, non so. Quando vengo qui a giocare, sento delle vibrazioni. Ogni volta che sono a un torneo, sento che potrebbe essere la mia ultima volta che vengo a giocare. Mi sentivo allo stesso modo ad Atlanta. Non sono sicuro della mia attuale situazione.
Mi sento strano riguardo alla carriera in questo momento. Ma ovviamente adoro essere tornato, vedere i miei amici nel Tour, farne parte. Amo interagire con i fan in questi giorni. So che con il Covid è rischioso. L’ho fatto per 45 minuti fuori dal torneo ad Atlanta. Penso che sia fantastico, è la parte migliore. Viaggiare non mi mancava per nulla, ma va bene lo stesso. Mi sento come se non giocassi più solo per me stesso ma per tante persone che possono identificarsi con me. Come quando ero giovane, non puntavo davvero a vincere Slam o cose del genere. Voglio dire, non amavo il tennis. Certo, immagino di essere diventato abbastanza bravo. Poi ho battuto tutti i top player e vinto qualche titolo.
Ho la sensazione di essere piuttosto emblematico nello sport, nel senso di fare le cose a modo mio. Ora mi piace giocare per divertirmi. Essere semplicemente con i fan, dare loro qualche speranza è la parte che preferisco della mia carriera. Non sogno di avere l’occasione di giocare contro un top player, di mettere più topspin nel dritto, di diventare più forte domani. Non ho desideri del genere, anche se è impossibile da credere per gli appassionati. Vincere uno slam? Non sto dicendo che vincere uno Slam non sarebbe fantastico, ma non è ciò a cui do valore.
Di sicuro, mi piacerebbe affrontare Novak Djokovic allo US Open, è probabilmente il più grande di tutti i tempi. Però non ripenserò alla mia carriera dicendo, oh, no, non ho vinto quel match. Un incontro di tennis non vale quanto una sana relazione con la mia ragazza o con il mio migliore amico, che significano davvero qualcosa per me.
Non ho voglia di competere davvero, di tentare di scalare la classifica o vincere tornei. Posso mettere in scena uno spettacolo durante l’allenamento nel mio giorno di riposo, rendere felici i fan coinvolgendoli. Mi sento come a inizio carriera, senza preoccupazioni, ma allora ovviamente c’erano i coach, gente che mi diceva cosa fare, i punti da guadagnare.
Ora, onestamente non me frega nulla, vado in giro, gioco qualche torneo. Così mi diverto”.
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