Giulia Gatto Monticone è una delle giocatrici italiane più titolate tra quelle in attività. Nata a Torino il 18 novembre 1987, ha iniziato a praticare il tennis a quattro anni e mezzo, innamorandosi di questo sport. Poi, ha fatto della sua passione un vero e proprio lavoro, togliendosi belle soddisfazioni e spingendosi fino alle posizione 148 del ranking WTA (febbraio 2020). Oggi, all’età di quasi 34 anni, si dice ancora determinata ad inseguire forti emozioni.
L’azzurra ci ha concesso in esclusiva una chiacchierata a tutto campo molto interessante. Di seguito l’intervista.
L’intervista a Giulia Gatto Monticone
Ciao Giulia, come stai?
“Tutto a posto, sono a casa per riposare un po’ prima di ripartire”.
Facciamo un passo indietro. Come è cominciato il tuo percorso nel mondo del tennis?
“Ho iniziato a giocare prestissimo, a circa quattro anni e mezzo, frequentando il corso estivo di tennis alla polisportiva sotto casa insieme ai miei due fratelli. Loro ad un certo punto hanno abbandonato, io sono andata avanti perché mi è sempre piaciuto il tennis. Dopo un paio di anni mi sono spostata in un circolo un po’ più grande a San Mauro e ho iniziato a disputare i tornei under. Essendo bravina, li vincevo quasi tutti. Quindi io e la mia famiglia abbiamo deciso di fare le cose più seriamente. Sono andata alle Pleiadi a Moncalieri, che in quel tempo era un centro tecnico molto importante, dove c’erano molti giocatori già affermati. Lì è cominciato il mio viaggio vero e proprio nel tennis, passando dagli under agli ITF”.
A un certo punto, alcuni infortuni ti hanno rallentata, giusto?
“Fortunatamente, non ho mai avuto grandissimi infortuni. Ho patito di una tendinite al polso, forse il mio unico infortunio abbastanza grave. Si è trattato, nello specifico, di un edema osseo al polso sinistro. Sono stata ferma 4-5 mesi, con qualche ricaduta, prima di riprendere a giocare. È stato un infortunio delicato, perché usavo il sinistro per fare il rovescio, che è il mio colpo più forte. Sono stata praticamente un anno o due senza mai riuscire ad esprimermi al meglio. Da dire, pure, che ho avuto questo acciacco quando avevo 28 anni, non sapevo cosa fare. Stare ferma molto tempo a 28 anni è stata dura. Ma mi son detta ‘dai proviamoci ancora’. E mi sono trovata a dover cambiare rovescio perché il mio infortunio era dovuto a ripetuti piccoli traumi scaturiti dall’impugnatura su questo colpo. Cambiare il mio colpo migliore nel bel mezzo della carriera è stata un missione difficile, ma la voglia di giocare era tanta ed ero convinta di poter fare bene. Con tanta passione e impegno infinito ce l’ho fatta. Subito dopo ho avuto il mio best ranking!”.
Il tempo ti ha dato ragione! Nella tua carriera hai vinto 36 tornei (25 in doppio e 11 in singolare) e hai disputato altre 30 finali. È un ottimo bilancio
“L’ho capito in un momento particolare, sai quale? Nei tornei WTA quando entri in campo fanno la classica presentazione, con dati sul ranking, sui trofei vinti e cose varie. Io riscontro il fatto che i miei sono tanti. Adesso le ragazze, anche più giovani di me, ne hanno vinti di meno. Difficile trovarne qualcuna che ne abbia vinti più di due o tre. Questa cosa mi inorgoglisce. È un risultato che mi soddisfa. Per quanto riguarda i doppi, ho iniziato a gareggiare in coppia per piacere di giocare. Di lì in poi, anche grazie al fatto che ho sempre avuto ottime compagne, ho continuato con grande soddisfazione. Oltretutto mi ha aiutata tanto il doppio, soprattutto per il singolo”.
Quella straordinaria emozione di giocare al centrale di Wimbledon contro Serena. Ce la racconti?
“Quest’emozione è indimenticabile, non svanisce mai. Ogni volta che mi trovo a parlarne mi vengono i brividi. È stata una partita che mi porterò dietro per tutta la vita, sono felice ed onorata di averla potuta giocare. Soprattutto perché un mese prima ero rimasta abbastanza delusa. Mi ero qualificata al Roland Garros e al primo turno dovevo sfidare la Kenin, all’epoca testa di serie, allora pensavo di giocare su un bel campo, ma invece per problemi di orario ci misero in uno degli ultimi campi. Una tristezza infinita (ride, ndr), con pochissimo pubblico. E quindi, quando ho saputo che avrei sfidato Serena a Wimbledon ero contenta di giocare su un grande palcoscenico. Solo dopo mi son detta ‘oh cavolo, gioco contro la Williams, capace che mi da 6-0 6-0 e faccio una figuraccia’. Scherzi a parte, ero felicissima. Lei era la regina del torneo e dovevo affrontarla su un campo prestigiosissimo, che pochissimi italiani hanno avuto il privilegio di calpestare”.
La tua esperienza in Nazionale: Fed Cup e alla Billie Jean King Cup. Che sensazione si prova?
“Finché non lo si prova sulla propria pelle è difficile da spiegare. Uno dice ‘vabbè è sempre tennis’. Invece, c’è una tensione, una voglia, una passione… negli allenamenti, nella preparazione c’è uno spirito diverso. Anche a guardare le proprie compagne che giocano si provano emozioni, ed anche sofferenze, indescrivibili. È quel qualcosa in più, perché non stai giocando per te, bensì per l’Italia intera. Sono veramente felice di poter vivere quest’esperienza, da due anni sono in Fed Cup e ho anche avuto dei buoni risultati, visto che ci siamo qualificate. Adesso aspettiamo il prossimo anno, al momento è una grande soddisfazione”.
Il comune di Torino ti ha riconosciuto il ruolo di ambasciatrice per i meriti sportivi
“Si, è stato un riconoscimento immenso, che ho ricevuto con orgoglio dalla Sindaca Appendino. La ringrazio molto, non me l’aspettavo”.
Che ne pensi del momento di Camila Giorgi?
“Tendenzialmente per qualsiasi giocatore o giocatrice, a qualsiasi livello, è molto difficile mantenere una costanza di rendimento, soprattutto poi se si gioca a livelli altissimi. Camila è una grandissima tennista e, secondo me, meriterebbe una classifica migliore. Quest’anno è molto complicato trovare la continuità, perché la situazione pandemica determina grande stress. Mentalmente è difficile concentrarsi al 100%. Camila fisicamente è messa benissimo, ma ricordiamoci che ha avuto il Covid, quindi per un bel po’ non si è potuta allenare. In ogni caso lei è la 30 al mondo, confido che potrà fare bene fino alla fine dell’anno, soprattutto in questi tornei sul veloce indoor può giocarsela con chiunque. Non sarei preoccupata per lei, perché ha un livello veramente alto”.
Ci faresti il nome di qualche giovane stella che, secondo te, si prenderà la scena?
“Son sempre domande difficili, ce ne sono abbastanza al momento. Ma non è possibile fare una previsione in tal senso. Anni fa c’era la Lopatetska, veramente fortissima, ma poi alcuni problemi l’hanno fermata. Inoltre, con la classifica poco veritiera che c’è attualmente si fa fatica a vedere subito la bontà dei propri risultati. Il prossimo anno sarà cruciale”.
Quali saranno i tuoi prossimi impegni?
“Mi prenderò un po’ di giorni di pausa, poi inizierò il richiamo della preparazione in vista delle quali per gli Australian Open. La settimana scorsa ci ha chiamato la WTA, avvisandoci che i preliminari si disputeranno nuovamente a Dubai. Li hanno anticipati dal 18 al 22 dicembre. Quindi bisogna che mi fermi adesso per prepararmi. Avrei voluto giocare qualche altro torneo però necessito di riposo e di fare la preparazione. Il 18 dicembre è praticamente alle porte. L’obiettivo Slam è sempre quello principale. Mi piacerebbe qualificarmi sia in Australia che in America. per adesso mi concentro su Melbourne”.
Cosa farai da grande?
“Io ho un po’ di idee per il futuro, ma vorrei sempre rimanere nell’ambito del tennis. Sicuramente mi piacerebbe seguire qualche ragazza, nel circuito WTA o anche a livelli inferiori. Il tennis è la mia vita”.
Grazie mille. In bocca al lupo per il futuro allora!
“Crepi il lupo, alla prossima!”
A cura di Giuseppe Canetti
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