L’anno che è stato e l’anno che verrà. Una chiacchierata con Filippo Baldi
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Un titolo Challenger nel 2018, il best ranking (144 ATP) nel 2019 e tante grandi aspettative per il futuro. Poi, Filippo Baldi, azzurro classe 1996, ha dovuto fare i conti con un serio infortunio alla spalla destra, che lo ha costretto ad un’operazione chirurgica e ad un lungo stop. Quest’anno è tornato, soffrendo ma anche giocando molte partite di ottimo livello, tra cui il primo turno del Challenger di Forlì, in corso in questi giorni, dove ha sconfitto in due set Salvo Caruso.

A fine stagione, è tempo di bilanci. Filippo è sicuro: doveva essere un anno di preparazione e tale è stato. Ora è pronto per affrontare il 2022 nel migliore dei modi. Ne ha parlato in esclusiva ai nostri microfoni, soffermandosi anche su altri argomenti. Di seguito l’intervista.

L’intervista a Filippo Baldi

Ciao Filippo, come stai?

“Abbastanza bene grazie”.

Che infortunio hai accusato contro Vavassori al Challenger di Bari?

“Avevo vinto il primo set 6-3. Poi mi sono infortunato nel mio primo turno di servizio del secondo parziale. Praticamente, ho battuto e lui sulla risposta ha preso il nastro, allora io nell’andare a fare il contro movimento per scattare in avanti ho sentito una fitta molto forte alla schiena. Gli esami hanno evidenziato che si trattava di un’infiammazione al legamento infra-spinoso. Per 7-8 giorni ho fatto solo fisioterapia perché avevo addirittura difficoltà a respirare”.

E ora come ti senti?

“Ho giocato la Serie A domenica. Poi ho avuto l’opportunità di partecipare a questo Challenger a Forlì grazie al mio ranking e l’ho colta. Sto bene, non ho più dolore”.

Qualche tempo fa hai definito il 2021 come un anno di transizione per te. Che bilancio fai?

“Beh, è stata un’annata molto difficile. Nel senso che è stato complicato riprendere l’attività visto che venivo da un’operazione importante. Ho avuto momenti molto difficili. Perché pure migliorando giorno dopo giorno a livello di condizione, quando entri campo è diverso. All’inizio mi aspettavo di vincere più partite perché mi sentivo bene tennisticamente, ma non avevo il ritmo di gara, la fiducia e tutte le altre cose che fanno la differenza. In ogni caso, ho sempre lavorato tanto, anche più di quello che si pensava potessi fare, e quindi ultimamente la situazione sta iniziando a migliorare”.

Cosa ti ha portato a riunirti con Aldi?

“Quando nel 2019 ci siamo separati stavo attraversando un periodo molto complicato della mia vita. Era da poco venuto a mancare mio padre, si sono creati inevitabilmente tanti problemi miei personali ed anche con lui ho avuto qualche difficoltà nel privato. Ma siamo sempre rimasti in ottimi rapporti, che vanno oltre il mero lavoro. E quindi, poi, nonostante l’esperienza positiva con Cinà a Palermo, sentivo la mancanza di ‘Aldino’. Mi piaceva come lavoravamo, come gestivamo le cose insieme. Dunque, quando sono passato per Roma ci siamo visti, abbiamo bevuto qualcosa, ci siamo parlati e abbiamo deciso di fare una nuova scommessa”.

Certi amori fanno giri immensi e poi ritornano…

“Sì, sì. Abbiamo un rapporto che non è semplice amicizia, ma molto meglio. C’è fratellanza, mettiamola così. È l’unica persona con cui in questo momento mi trovo bene e voglio lavorare”.

Cosa ti manca per tornare ai livelli del 2018?

“Mi manca la continuità. E poi devo mettere a posto qualcosa del gioco, soprattutto al servizio, visto che ho avuto un’operazione alla spalla e non è facile. Ma, ripeto, ultimamente ho giocato delle buone partite ad un livello molto alto. A sprazzi mi sento vicino a quello del 2018 dal punto di vista tennistico. Ho iniziato a lavorare con un mental coach, Stefano Massari, che mi sta aiutando veramente molto. Grazie a lui vedo le cose in maniera diversa, riesco ad apprezzare maggiormente me stesso e ho ben chiaro quello che voglio essere. Poi, anche per quanto riguarda la parte fisica, Marco Salerno, mi sta facendo fare un ottimo lavoro. Sono persone valide, di cui mi fido molto. Insomma, ci sono tutti gli ingredienti per fare bene in futuro. Il mio obiettivo non solo è tornare come nel 2018, ma andare anche oltre”.

Credi che il doppio potrà aiutarti a ritrovare la continuità?

“Sì. Mi piace giocare il doppio, ma va gestito. Sono stato fermo otto mesi, solo ora il mio fisico si sta abituando a giocare sia il singolare che il doppio. A Perugia, ad esempio, è stato il primo torneo dove ho giocato due partite di fila in singolare, e la sera sentivo che non ero ancora abituato a sopportare certi ritmi (ride, ndr). Ma l’anno prossimo sicuramente giocherò più spesso il doppio, perché effettivamente può aiutare nel trovare il ritmo, la continuità, il servizio, il gioco di volo, la risposta, ecc…”.

Il 2021 è stato l’anno del ritiro di Quinzi, tuo grande amico ed ex promessa del tennis italiano. Vi siete sentiti?

“Sì, certo. Ci sentiamo ogni tanto. Gianluigi ha fatto una scelta di vita ed è molto contento di questa decisione. Ricordiamoci che prima dell’atleta c’è la persona. Siamo tutti esseri umani. È stato difficile per lui fare una scelta del genere, soprattutto dopo la carriera che ha avuto sia da junior che da professionista. Però, insomma, alla fine ognuno arriva ad un certo punto della vita e della carriera in cui deve pensare al suo benessere fisico e mentale. Se lui è contento così, io sono contento per lui. Perché bisogna stare bene con se stessi innanzitutto. Se non senti più di fare qualcosa perché hai capito che ti rende più felice altro, va benissimo cambiare. Non paga fare le cose controvoglia o senza felicità. Credo sia inutile continuare una carriera senza i presupposti giusti per poterlo fare”.

Passiamo alle giovanissime leve. Che mi dici di Pucinelli de Almeida?

“Ho giocato contro di lui nel secondo o terzo torneo dal mio rientro in campo. È stata una partita strana. Ero avanti 6-1 2-1 con break, non mi dava l’impressione di avere qualcosa di speciale. Poi, sono calato un pochettino e lui ha iniziato a non sbagliare più, dimostrandosi molto solido. Ha vinto tante buone partite, ma non ricordo nulla di super appariscente. Mi piacerebbe rigiocarci ora che sono in una condizione migliore per capire qualcosa in più”.

Oltre Cobolli. Che mi dici di Darderi e Arnaldi? Ce la faranno ad arrivare in alto?

“Sono due ragazzi che giocano bene a tennis. A questi livelli non è scontato arrivare in alto, solo il tempo potrà dirlo. Darderi mi ha colpito particolarmente per la sua precocità”.

E chi prima in top-5, Sinner o Alcaraz?

“Stiamo parlando di due fenomeni e lo stanno dimostrando giorno dopo giorno. Prima l’uno o prima l’altro, è impossibile fare una previsione. Secondo me sono proiettati pure per arrivare più in alto della top-5”.

Questa era una stagione di preparazione. Ora il 2022 che stagione sarà?

“Come detto in precedenza, mi sento molto bene, soprattutto a livello di idee. Posso dirti che continuerò a lavorare. Facendo una programmazione giusta, sento che potrò togliermi tante soddisfazioni. Vedremo se quello che sento si realizzerà”.

Te lo auguriamo, davvero. Grazie mille Filippo, in bocca al lupo!

a cura di Giuseppe Canetti

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