La Corte Federale dell’Australia ha annullato la decisione del Commonwealth di cancellare il visto di Novak Djokovic. Il serbo deve essere rilasciato entro 30 minuti, ha ordinato il giudice. Il Governo è stato anche condannato a pagare le spese legali. Al tennista serbo è stato restituito il passaporto e potrà partecipare agli Australian Open, al via lunedì 17.
Il governo australiano: pronti ad annullare visto per la seconda volta
“Non vi è alcun suggerimento che il ricorrente (Djokovic, ndr) abbia avuto una ‘malattia medica grave acuta’ a dicembre” quando è risultato positivo. E’ quanto si legge nella memoria scritta presentata ministra dagli avvocati del ministero degli affari interni australiano. La ministra Karen Andres ha affermato che i funzionari potrebbero annullare il suo visto una seconda volta. Secondo il governo australiano l’obbligo di vaccinazione può essere differito solo per i viaggiatori in arrivo che hanno avuto un’infezione da COVID-19 in forma acuta.
Se ciò dovesse accadere, il caso potrebbe tornare di nuovo in tribunale perché Djokovic rischierebbe di essere bandito dall’Australia per tre anni se il ministro decidesse di annullare nuovamente il visto.
Il giudice australiano Anthony Kelly, che ha ribaltato la decisione del governo sulla concessione del visto a Novak Djokovic, dal canto suo, si è detto “molto preoccupato se il ministro usa la sua discrezione personale per annullare nuovamente il visto” ed espellere dall’Australia il tennista serbo.
Le dichiarazioni di Novak Djokovic all’ingresso in Australia
Djokovic aveva dichiarato alle autorità di frontiera all’ingresso in Australia di non essere vaccinato e di avere avuto il Covid due volte, nel giugno 2020 e lo scorso 16 dicembre, negativizzato poi il 22 dicembre. Lo riferisce il Guardian citando documenti emersi dall’udienza oggi in un tribunale di Melbourne a conclusione della quale il giudice Anthony Kelly ha deciso di revocare la cancellazione del visto.
“Ho avuto il covid due volte. Ho avuto il covid a giugno 2020 e ho avuto il covid di recente – sono risultato positivo al Pcr – il 16 dicembre 2021“, ha risposto Djokovic a domande specifiche, stando alla trascrizione dell’intervista con i responsabili australiani alla frontiera, pubblicata dal Guardian.
“Messo in una posizione molto scomoda”: le parole di Djokovic durante l’udienza
“Sono arrivato qui a causa di questi documenti, altrimenti non mi sarebbe stato permesso di entrare“. Lo ha detto Novak Djokovic oggi nel corso dell’udienza che ha accolto il suo ricorso contro la bocciatura del visto d’ingresso in Australia, dopo aver consegnato l’esenzione di Tennis Australia ai funzionari dell’immigrazione.
Lo scrive la giornalista Karen Sweeney, che cita parte dell’udienza di oggi: “Sono stato messo in una posizione molto imbarazzante – ha proseguito il tennista serbo – dove alle quattro del mattino non potevo chiamare il direttore di Tennis Australia, non potevo interagire con nessuno del governo dello stato di Victoria attraverso Tennis Australia. Sono stato messo in una posizione molto scomoda”.
Djokovic, cita sempre la Sweeney, ha appreso dell’avviso di voler considerare la cancellazione del visto appena prima delle 4 del mattino. Inizialmente gli sono stati dati 20 minuti per trovare un motivo per essere lasciato entrare in Australia
Cronaca di una giornata frenetica e caotica
Tra problemi tecnici e sospensioni l’udienza per il rilascio o l’espulsione di Novak Djokovic dall’Australia è durata più di sette re. Ma al tennista serbo era stato permesso di lasciare l’hotel nel quale è detenuto da quando è arrivato a Melbourne, e si trovava in una sede diversa non comunicata con i suoi avvocati dove ha assistito al resto dell’udienza.
Durante l’udienza in corso a Melbourne il giudice è parso subito solidarizzare con gli argomenti della difesa di Djokovic: “Quel che mi lascia perplesso è che non comprendo cos’altro quest’uomo (Djokovic) avrebbe potuto fare“, ha commentato il giudice, riferendosi alla documentazione di esenzione dalla vaccinazione che l’atleta aveva sottoposto alle autorità australiane prima e dopo il suo arrivo nel Paese. Il governo federale australiano ha già avvertito che la decisione in merito all’espulsione del tennista è competenza delle autorità dell’immigrazione, e che l’espulsione potrebbe essere eseguita a prescindere dal pronunciamento della corte.
L’udienza, che doveva essere trasmessa in diretta streaming, è stata inizialmente sospesa a causa di ripetuti problemi tecnici. L’avvocato dell’atleta 34enne, Nick Wood, ha difeso la condotta del suo assistito, affermando che Djokovic ha rispettato tutti i requisiti previsti dalla Legge sulla biosicurezza (“Biosecurity Act”) per l’ingresso in Australia: “Il signor Djokovic ha dichiarato di disporre di una esenzione medica”, ha spiegato l’avvocato, ricordando che le linee guida del Gruppo australiano di consulenza tecnica sull’immunizzazione (Atagi) prevedono la possibilità di “rinviare la vaccinazione contro la Covid-19 di sei mesi per le persone che abbiano ricevuto una diagnosi di positività al Sars-Cov-2 tramite test Pcr”.
I legali che rappresentano il governo federale australiano hanno ribattuto affermando che la versione aggiornata di tali linee guida escludono che l’infezione da Sars-Cov-2 costituisca una controindicazione all’assunzione del vaccino.
Il legale di Djokovic ha anche affermato che il suo assistito ha rispettato tutti i requisiti procedurali per l’ingresso nel Paese, presentando la documentazione di esenzione medica – inclusa la diagnosi di Covid-19 datata 16 dicembre – prima e dopo l’arrivo in Australia, e ricevendo un parere positivo dalle autorità dello Stato di Victoria. Wood ha sottolineato che le autorità australiane hanno sequestrato il telefono dell’atleta al suo arrivo nel Paese il 6 gennaio, rifiutandogli “più tempo per un confronto con i suoi assistenti” nonostante avessero inizialmente fornito al tennista rassicurazioni verbali in tal senso.