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Vagnozzi: “Sinner non deve essere la copia di qualcuno, ma la miglior versione di se stesso”
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Simone Vagnozzi ha rilasciato una bella intervista a SuperTennis TV in cui ha parlato del suo ruolo accanto a Jannik Sinner. Diversi gli spunti interessanti che vi riportiamo.

Chi diventerà e come migliorare

L’inizio della chiacchierata non poteva che comprendere i margini di miglioramento del giovane e uno spunto su che giocatore potrà diventare.

Non voglio che Jannik diventi la brutta copia di Medvedev, Nadal, Djokovic o di chiunque altro. Deve essere la migliore versione di se stesso e basta.

L’obiettivo è cercare di migliorare aspetti del suo gioco e cercare di battere i top player nei tornei importanti. Lui è già pronto per vincere partite importanti, ma non dobbiamo dimenticare che ci vuole tempo per costruire qualcosa. Ci siamo detti di non stare attenti troppo al ranking, ma a migliorarsi tennisticamente. Può migliorare il servizio, la sicurezza nella discesa a rete, la tecnica nell’esecuzione della volée. Può migliorare lo slice di rovescio, che lo potrà aiutare anche se non sarà un colpo che giocherà tantissimo. Tatticamente può migliorare tanto, penso che aggiungere un piano B e un piano C possa essere importante perché quando affronti volpi del circuito come Djokovic o Nadal devi essere pronto a cambiare le carte in tavola”.

L’inizio e le aggiunte nel gruppo

Vagnozzi ha poi parlato delle sensazioni avute nell’Atp di Dubai e delle aggiunte che ci saranno allo staff dell’altoatesino.

Sono molto contento di come sia andato il torneo di Dubai. Dopo l’Australia non si era allenato per due settimane. Abbiamo iniziato a lavorare il giovedì, quindi prima di Dubai abbiamo fatto dieci giorni di allenamento in una situazione evidentemente non facilissima. La risposta mentale che lui ha dato il primo giorno per me è stata incredibile: battere Davidovich Fokina dopo essersi trovato un set e un break sotto e aver salvato tre match point al tiebreak fa capire quanto sia forte mentalmente. Ha interpretato molto bene la partita con Murray, con Hurkacz certo non è stato il suo miglior match. Magari mancavano un po’ di energie, perché l’ultimo mese è stato particolare per lui. L’abbiamo preso come un periodo di rodaggio, dobbiamo conoscerci meglio. Fra due-tre mesi si vedrà la strada che stiamo prendendo.

Per ora non entrerà nessun altro nel team. In America andremo io, il preparatore atletico Davide Cassinello e il fisioterapista Paolo Cadamuro. Siamo qui per fare il bene di Jannik e se ci troveremo ad aver bisogno di altre persone che ci diano qualcosa in più restiamo aperti a questa eventualità”.

Il primo incontro e la chiamata

Nell’ultima parte dell’intervista, l’allenatore ha voluto parlare del primo incontro tra lui e il suo nuovo pupillo e le emozioni della chiamata.

Ho visto Jannik la prima volta quando allenavo Gianluca Quinzi, il fratello di Gianluigi. Era il primo giocatore che seguivo dopo aver smesso. Giocarono contro e vinse Jannik 7-6 al terzo, quindi mi ha già battuto. Era un ragazzo molto serio, che capiva bene il gioco con un ottimo timing. Non mi ha fatto la stessa impressione di un Alcaraz che a 14 anni passava turni nei Futures. Ha, però, fatto un percorso velocissimo dai 14 ai 20 anni e in questi dieci giorni ho iniziato a capire perché. È totalmente immerso nel suo lavoro, vuole fare sempre qualcosa in più e non qualcosa in meno ed è sempre pronto a confrontarsi.

Se non mi sentissi pronto non sarei qua. So che è un ruolo di responsabilità perché parliamo di un ragazzo che a vent’anni è tra i primi dieci del mondo e ci sono tante aspettative. Mi sento pronto, altrimenti non avrei accettato. Ho ricevuto la chiamata del suo entourage il mercoledì. Mi chiedevano se potessi andare a dargli una mano a Montecarlo. Poi la storia la sapete tutti come è andata, ma è stato tutto molto veloce. Ho sempre avuto massimo rispetto di Riccardo Piatti, è l’allenatore con più esperienza e con i maggiori risultati in Italia. Ha fatto un grandissimo lavoro con Jannik e prima con altri giocatori. È un motivo di orgoglio per me subentrare a un grande come Riccardo”.

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