Tra i tanti giovani tennisti azzurri che si stanno facendo notare ce n’è uno, classe 2002, che ha vinto a Verona il suo primo torneo nel circuito Challenger. Si tratta di Francesco Maestrelli che ha concluso una settimana da sogno, battendo gente del calibro di Giles Simon, Flavio Cobolli, Sebastian Ofner e in finale l’argentino Pedro Cachin, numero 90 del mondo. Grazie a questo successo il toscano vola in posizione 237, best ranking della sua ancora breve carriera.
Abbastanza alto e dotato di un gran rovescio, Maestrelli ha terminato il 2021 da numero 759 al mondo e con un titolo ITF in bacheca. Il 2022 sta facendo registrare passi di crescita impressionanti. Qualche settimana fa lo abbiamo intervistato, riproponiamo oggi la nostra chiacchierata.
A tu per tu con Francesco Maestrelli
Riavvolgendo il nastro degli ultimi mesi, un buon titolo sarebbe: “Maestrelli soffia come il Maestrale…”
“Sono stati mesi intensi. Dopo che ho finito la maturità, le cose non sono andate esattamente come desideravo. Ma ci siamo messi lì, abbiamo lavorato tanto e risultati sono arrivati. Il primo titolo ITF in Grecia è stato un po’ inaspettato, dal momento che prima di quella finale non avevo mai raggiunto neanche i quarti in un torneo. Quello di quest’anno a Pula, invece, non dico che era nell’aria, ma avevo buone sensazioni. Stavo giocando molto bene, mi stavo allenando molto bene, il livello stava crescendo a vista d’occhio… mancava solo il risultato, che per fortuna è stato ottenuto”.
Quale è stato e quale sarà il tuo percorso?
“Quando ho cominciato a giocare a tennis non ero così alto. Anzi, ero un nanerottolo. Ricordo che lottavo parecchio e correvo come un disperato. Poi sono cresciuto tanto, e in base all’altezza raggiunta ho dovuto sviluppare delle caratteristiche che in precedenza non erano nelle mie corde. Abbiamo lavorato molto, soffermandoci in particolar modo sulla mobilità. Sotto questo aspetto mi riconosco di aver ottenuto un livello molto buono. Tradizionalmente, il mio colpo più costruito è il rovescio, ma recentemente ci stiamo concentrando sul dritto, che in queste ultime settimane sta andando molto bene. Inoltre, stio lavorando per avvicinarmi sempre più al campo, in modo da poter essere più aggressivo e fare più gioco. C’è ancora tanto da fare, ma siamo sulla strada giusta”.
Alcaraz, Sinner e Rune. Chi ti piace di più?
“Il più forte, al momento, è Alcaraz. Non c’è niente da fare, è veramente un fenomeno”.
Una cosa che ruberesti ad ognuno dei tre
“Ad Alcaraz ruberei la mobilità, a Sinner la potenza, a Rune la quadratura. Holger è davvero quadratissimo”.
Il giocatore al quale somigli
“Fino a poco tempo fa mi rivedevo un po’ in Medvedev, perché lui gioca tanto da lontano ed usa meglio il rovescio…”
Però adesso c’hai preso gusto col dritto…
“Si, ci ho preso gusto. Bravo (ride, ndr)! Comunque mi piace tanto Garin. Non è che mi assomigli tanto, però piano piano mi sembra che io stia andando nella sua direzione, con un rovescio un po’ più dritto, con un dritto un po’ più pesante”.
Il tuo idolo è?
“Ho sempre tifato sfegatatamente per Federer, quindi sono un pochino in lutto visto che non riesce a giocare”.
Quali sono i tuoi obiettivi a livello tecnico per il 2022?
“Mi piacerebbe essere molto più consistente col servizio, dato che sono ancora incostante. E vorrei affinare il gioco di volo”.
Dove credi di poter arrivare entro fino anno in termini di ranking?
“A inizio anno mi ero prefissato di entrare tra i primi 400 entro la fine della stagione. Diciamo che quest’obiettivo ora è molto più vicino di quanto pensassi (oggi ampiamente superato, ndr). Perciò non voglio pormi ulteriori traguardi. Voglio continuare a giocare serenamente sperando di andare più avanti possibile”.
A cura di GIUSEPPE CANETTI
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