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Tennis, il movimento americano e il fenomeno dei college. Come (e perché) funziona
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Quest’anno abbiamo assistito ad una vera e propria rinascita del tennis americano, con svariati giocatori stelle e strisce che hanno ottenuto risultati importanti (vedi Fritz, Tiafoe, ecc…) e tantissimi altri che si sono affacciati al circuito maggiore. Ciò è avvenuto anche alla lungimiranza di un movimento che sta diventando sempre più internazionale.

Il tennis americano e il fenomeno dei college

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Foto Twitter Tennis Canada

Il tennis americano è sempre più internazionale (e vincente) soprattutto grazie al mondo dei college. Un mondo che ogni anno accoglie centinaia di giocatori provenienti da tutti gli angoli del globo e gli offre la possibilità di portare avanti contemporaneamente un percorso di studi universitario e la propria formazione tennistica. Si stima che la quantità di tennisti stranieri presenti all’interno dei college sia addirittura maggiore rispetto a quella degli statunitensi.

Il sistema del tennis universitario americano è strutturato in tre Division, in cui si disputano tornei organizzati dall’ITA (Intercollegiate Tennis Association) e dalla NCAA (National Collegiate Athletic Association). I tornei dell’ITA si concentrano nel periodo invernale. Mentre la NCAA va in scena in primavera e rappresenta la manifestazione più prestigiosa, anche perché al vincitore viene assegnata una Wild Card per il main draw dello US Open (quest’anno se l’è aggiudicata Ben Shelton).

I tornei a squadre

I tornei a squadre fra college, invece, sono così organizzati: tre doppi in contemporanea di un set ciascuno (il punto va alla squadra che vince due doppi su tre); sei singolari (un punto per ognuno di essi). Chi raggiunge quota quattro punti vince la sfida. Da sottolineare che le partite sono contrassegnate dal cosiddetto killer point (o deciding point) sul 40-40. Stesso meccanismo per la fase conclusiva del campionato NCAA, che vede in tabellone 64 squadre. Quattro di queste si contenderanno il titolo alle Final Four.

Tiriamo le somme

Insomma, il grande exploit del tennis americano ha delle ragioni ben precise. Non si tratta di casi isolati, come dimostrano i nomi venuti fuori negli anni dal circuito universitario. Da Arthur Ryndernech a J.J. Wolf, passando per Nuno Borges e Rinky Hijikata. Ce ne sarebbero tanti altri, quindi ci limitiamo ad aggiungere alla nostra mini-lista gli ultimi giocatori esplosi per ordine di tempo: Gabriel Diallo, fresco del trionfo in Coppa Davis con il Canada e vincitore di un Challenger e di un ITF; Ben Shelton, numero 96 Atp e vincitore di ben tre tornei Challenger consecutivi nel mese di novembre.

La filosofia è soltanto una: statunitensi o stranieri non importa. Quel che conta è che si arricchiscano e che di conseguenza arricchiscano al loro volta il movimento (con le proprie storie e il proprio talento) rendendolo un modello appetibile e vincente.

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