Novak Djokovic, poche ore dopo il ventiduesimo successo slam all’Australian Open, ha rilasciato una bellissima intervista all’ex tennista Somdev Devvarman. Il serbo ha voluto ricordare i momenti difficili della sua infanzia, che l’hanno portato ad essere così com’è.
Le rivelazioni di Nole
Domenica Djokovic ha alzato al cielo il decimo trofeo dell’Australian Open nella Rod Laver Arena (dieci vittorie in altrettante finali, nessuno come lui nella storia), è tornato numero 1 del mondo e raggiunto Rafael Nadal a quota 22 slam.
Poco dopo, è stato intervistato da Devvarman e ha ripercosso gli anni difficili dell’infanzia in Serbia durante la guerra.
“Beh, credo che nessuno abbia mai speso parole così belle per quello che sono e quello che ho fatto, Somdev. Grazie dal profondo del cuore amico mio per quello che stai dicendo.
Non ho mai fatto beneficienza per pubblicità o per tornaconti personali. L’ho sempre fatta per la volontà di aiutare le persone in difficoltà e meno fortunate di me. Sono cresciuto nella Serbia degli anni ’90, quando c’era la guerra e un embargo durato sei anni. Per quattro anni, nessun atleta serbo è potuto uscire dal paese per competere negli eventi internazionali.
Sono cresciuto in questo tipo di situazione, dove mi dovevo svegliare alle cinque del mattino per mettermi in fila per un po’ di pane e latte insieme a mio nonno e ad altre centinaia di persone per portare un po’ di cibo in tavola per cinque o sei persone. So cosa si prova a stare così. Credo che nessuno come me possa apprezzare e ringraziare Dio per tutto quello che ha e ha ottenuto nella propria vita.
Ho sempre avuto la consapevolezza di cosa significa essere meno fortunati e aver bisogno di aiuto. Con la mia fondazione, che hai nominato prima e che lavora in Serbia, provo a stare vicino a queste persone come posso. So che potrei fare di più, ma faccio tutto quello che riesco a fare.
Credo che questa sia una delle migliori interviste che mai abbia fatto, grazie Somdev, sei un amico”.
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