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La personalissima lettera che Martin Luther King scrisse ad Arthur Ashe
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Pochi giorni fa si è festeggiato negli Stati Uniti il Martin Luther King Day. Una delle più importanti personalità del XX secolo scrisse nel lontano 1968 ad Arthur Ashe, giocatore che pochi anni dopo diventerà iconico.

La lettera

Da Washington D.C., il 7 febbraio 1968, Martin Luther King indirizzava ad Ashe delle importantissime parole:

La tua grande importanza nel mondo dello sport e dell’atletica aggiunge alla tua persona autorità e responsabilità. Qualora abbia bisogno di qualsiasi tipo di aiuto, non esitare a contattarci. Non vedo l’ora di conoscerti personalmente quando l’opportunità si presenterà”.

L’atleta dei sogni

Una vera e propria benedizione del fondatore del movimento americano per l’uguaglianza razziale e sociale in un periodo storico molto difficile.

Arthur Ashe, in quel momento, non era ancora il giocatore iconico che sarebbe diventato da lì a pochi anni. Il tennista, sui campi dal 1959 al 1979, non aveva infatti vinto alcun torneo dello slam prima della lettera. Da lì in poi i successi allo US Open (1968), Australian Open (1970) e Wimbledon (1975) in singolare e Roland Garros (1971) e Australian Open (1977) in doppio. Grandissime le vittorie anche con la nazionale. Ashe ha infatti portato in trionfo gli States in Coppa Davis in quattro occasioni (1963, 1968, 1969 e 1970).

Dopo il tennis, la leggenda si è dedicata al giornalismo, collaborando con il Washington Post e il Time magazine, oltre che con ABC Sports. Arthur è stato inoltre capitano della nazionale dal 1981 al 1985 e il campo centrale degli US Open porta il suo nome.

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1 commento

  1. …già che c’eri…due righe in più le potevi pure scrivere per 5 motivi:
    1. cronologico, perché da lì a due mesi King venne ucciso e la lettera ha un significato.
    2. storico-sportivo, perché King venne dopo Jackie Robinson ma prima di Jordan e Tiger Woods. In particolare Woods, visto che si parla di sport “da bianchi”.
    3. tennistico, perché Ashe fu uno dei padri dell’APT.
    4. umanitario, per il suo impegno internazionale.
    5. politico, per la vicenda relativa agli Open in Sudafrica.

    Se poi contiamo quello che fece in campo…
    Insomma, si poteva fare di più.

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