Novak Djokovic potrà entrare negli Stati Uniti e dunque disputare sia lo Us Open che prenderà il via il 28 agosto, sia i tornei 1000 che lo precedono, da Toronto a Cincinnati. Un’ottima notizia, non solo per lui ma per tutto il mondo del tennis.
Con la fine dell’emergenza nazionale per la pandemia (dall’11 maggio) e del relativo obbligo di vaccinazione che ha tenuto lontano dagli Usa il campione, no vax di antica data, dopo la finale degli Us Open persa contro Medvedev nel 2021, il circuito riacquisterà un equilibrio che fino ad oggi gli è mancato.
Perché la sensazione-certezza è che il dominio di Nole, certificato dal fatto che è riuscito comunque a raggiungere la vetta di 385 settimane da numero 1 della classifica Atp pur non potendo partecipare ad alcuni tornei di massimo livello, sarebbe stato ancora più pesante se a quegli appuntamenti avesse potuto prendere parte.
E non sono pochi: il serbo nel 2022 non ha potuto giocare l’Australian Open, Indian Wells, Miami, Montreal, Cincinnati e New York mentre quest’anno ha già saltato Indian Wells e Miami.
Non ci vuole un indovino per intuire che se avesse avuto la possibilitòà di essere in tabellone, probabilmente, ci sarebbe stato meno spazio per la crescita e la visibilità dei giovani leoni. E Nole sarebbe già oltre la quota di 22 titoli Slam su cui oggi è assestato.
Dal prossimo agosto poi, un titolo vinto da uno qualunque degli aspiranti al trono (Alcaraz, Sinner, Rune) avrà un valore più nitido, non “segnato” dall’assenza dall’ultimo rimasto a pieno servizio del favoloso gruppo dei Fab Four. E la notizia è splendida per Nole perché arriva in un momento storico-sportivo parecchio favorevole (braccio dolorante e avvio col freno a mano tirato nella stagione sulla terra a parte).
Nel 2021 si presentò a New York con l’intento di conquistare il Grande Slam: obiettivo che nel settore maschile e nell’era Open nessuno dopo Rod Laver nel ’69 è mai riuscito a centrare. Ma ci arrivò provato dalla fallimentare trasferta giapponese per le Olimpiadi e in finale fu schiacciato da Medvedev.
Quest’anno non ci sono Giochi di sorta, Nole ha già in tasca il titolo australiano e al Roland Garros arriverà con la certezza che se anche il padrone di casa Nadal sarà in gara non sarà certo il miglior Rafa della storia. A Wimbledon il numero uno del mondo dovrà guardarsi dagli erbivori più efficaci: Kyrgios e Berrettini. Ma il primo è ai box da dicembre e il secondo dai box ci è uscito, quest’anno, solo per saltuarie e non eccezionali esibizioni.
I vari Alcaraz, Sinner e Rune stanno benissimo ma l’erba, si sa, è superficie altezzosa che si concede a suo piacimento: e a Djokovic si concede con favore. Nole dunque godrà di ottime condizioni per arrivare a NY con l’occasione d’oro di completare il cursus honorum più importante del tennis.
Un’occasione che, considerando i suoi quasi 36 anni (li compirà tra venti giorni) e la crescita dei giovani leoni potrebbe non presentarsi più. Insomma: se non quest’anno, quando?
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