Grande commozione per i tifosi di Djokovic, scorrono fiumi di lacrime: è successo davvero
La carriera di Novak Djokovic è ormai giunta alle battute conclusive. Per quanto Nole ami ancora giocare, scendere in campo e mettersi alla prova contro tutti i rivali del circuito, soprattutto i più giovani talenti emergenti, è chiaro che le cose non potranno andare avanti ancora così per molto tempo. Perdere al secondo turno contro un giocatore come Tabilo in un Masters 1000, infatti, non è da Djokovic, e questo deve far riflettere il serbo e tutti i suoi tifosi.

Per quanto Nole non sia pronto ad appendere la racchetta al chiodo, e non lo siano nemmeno tutti i suoi tifosi, è chiaro che, andando avanti di questo passo, il rischio per Djokovic è di rovinare l’immagine di giocatore formidabile, conquistata in circa 15 anni di carriera, attraverso una serie di prestazioni mediocri, come quelle accumulate nell’ultimo periodo.
La sensazione è che ormai, per il rispetto che lo stesso Djokovic deve a se stesso e a ciò che è stato fino a pochi anni fa, ritirarsi possa essere considerata un’opzione più che valida. E se anche decidesse di smettere oggi, non sarebbe un dramma, soprattutto per chi, come Nole, di drammi veri, di tragedie esistenziali, di momenti di crisi totale ne ha vissuti molti in passato. E non a causa del tennis.
Lacrime agli occhi per i tifosi di Novak Djokovic: arriva la notizia che commuove tutti
Essere Novak Djokovic è stato, in fin dei conti, piuttosto semplice negli ultimi anni, anche in questi mesi di infortuni, crisi di risultati e sconfitte inaspettate. Diverso è invece il discorso se si pensa a cosa fosse Djokovic prima di entrare nel circuito professionistico, di diventare un tennista di alto livello a tutti gli effetti.
Quel Nole, decisamente affamato, sotto tutti i punti di vista, non lo hanno potuto conoscere tutti. Lo ha fatto però Giorgio Tarantola, ex arbitro di livello internazionale, dal 2008 organizzatore di eventi che popolano il Tour e oggi direttore del Challenger di Monza.

Intervistato dal Corriere della Sera, Tarantola ha infatti svelato un dettaglio sul passato di Djokovic di cui non tutti erano a conoscenza e che, da un certo punto di vista, accende una nuova luce su un personaggio che nella vita ha vinto tanto perché ha imparato a soffrire moltissimo. E non solo in campo.
Nel 2005, quando Nole era ancora un ragazzino di diciotto anni, si presentò proprio a Monza, nel circolo di casa per Tarantola, che ricorda benissimo un aneddoto molto significativo sul suo passato: “Era con i genitori e un giorno la madre mi chiese un’informazione. Voleva sapere dove fosse il supermercato più vicino per poter comprare del pane e del formaggio per il figlio. Non potevano permettersi di pagare il pranzo al ristorante“.
Un dettaglio che lascia comprendere come, in un mondo di tennisti ‘nati con la cravatta’, Djokovic abbia dovuto sudare sette camicie per arrivare in alto. Le sue umili origini non le ha mai nascoste, né le ha mai dimenticate. Ed è forse per questo che, oggi più che mai, si batte con tutte le proprie forze, nella politica sportiva, per migliorare anche le condizioni di quei giocatori nei bassifondi della classifica, spesso dimenticati dal pubblico e anche dalle organizzazioni.