Epica chiama epica: cosa aspettarsi dalla finale Djokovic-Federer

Negli occhi di tutti gli appassionati di tennis del mondo ci sono ancora le immagini della stellare semifinale tra Rafael Nadal e Roger Federer, in cui lo svizzero ha tirato fuori il meglio di sé (anche più di quanto fosse lecito aspettarsi) per avere la meglio dello spagnolo. Una partita che entra nel ristretto gruppo degli eventi che scrivono la storia di uno sport.

Neanche il tempo di “digerire” questa scorpacciata di tennis spaziale, e subito si staglia all’orizzonte un altro match che potrebbe fare giurisprudenza tennistica. Stiamo ovviamente parlando della finalissima di Wimbledon, la più attesa dell’ultimo decennio, che vedrà contrapporsi, l’uno contro l’altro, il numero uno e il numero tre del mondo, il numero uno e il numero due del seeding di Wimbledon. L’ultimo scoglio che si frappone tra Roger Federer e il sogno di portare a nove i trionfi ai Championships è uno di quelli che potremmo definire insuperabili e risponde al nome di Novak Djokovic.

Djokovic favorito, ma con Roger mai dire mai

Il condizionale, in questo caso, è d’obbligo. Perché quando in campo c’è Roger, nulla è impossibile. Diciamolo subito, il favorito è Nole. E’ il numero uno e nell’ultimo anno, dopo i due anni di calo mentale e fisico, ha dominato il circuito (se si esclude il Roland Garros, ma quello è il regno di Rafa). E’ il ribattitore più forte della storia, è solido, centrato, concentrato, completo come non mai. Sta limando i pochissimi punti deboli che ha (servizio, gioco a rete, smash) e sulla carta, in questo momento non ha rivali.

Ma, come detto, con Roger mai dire mai. Lo svizzero, dato per finito da circa un lustro, è ancora lì, a impartire lezioni di tennis di livello mai visto. All’alba dei 38 anni affronta la sua dodicesima finale a Wimbledon, la trentunesima finale Major, con la possibilità di raggiungere i nove allori all’All England Club e la cifra assurda di 21 titoli Slam in carriera.

Il suo avversario, più giovane di sei anni, è solo leggermente da meno. Quindici titoli Slam in carriera (secondo solo a Roger e Rafa), quattro volte trionfatore a Wimbledon (nel 2014 e 2015 in finale contro Federer), la possibilità di vincere il quarto titolo Major degli ultimi cinque tornei in ordine temporale.

I precedenti: dentro i numeri di una sfida infinita

Insomma, un’altra partita epica. Che forse non è al livello di Fedal per coinvolgimento emotivo e di pubblico, ma che, proprio come il faccia a faccia tra lo svizzero e lo spagnolo, ha segnato un’epoca del tennis. I precedenti sono addirittura più numerosi. La finale di Wimbledon 2019 sarà la 48esima sfida tra Roger e Nole, con il serbo avanti 25 a 22. Analizzando un po’ più profondamente questi numeri, si scopre che i precedenti sull’erba sono solo tre, tutti a Wimbledon: le finali 2014 e 2015, vinte dal serbo, e la semifinale del 2012, in cui a portare a casa la vittoria fu Federer. Le finali Slam tra i due sono state “solo” quattro: le due dei Championships e altre due a New York, nel 2015 con la vittoria del serbo e nel 2007, con la vittoria dello svizzero.

Cosa deve fare Federer per vincere

Insomma, anche i numeri ci dicono che probabilmente i favorito resta Nole. Cosa deve fare Roger per ribaltare il pronostico? L’ha detto lui ieri: poca tattica, attaccare, aggredire la risposta, alzare l’asticella tecnica, rischiare, servire bene, cercare di accorciare gli scambi. E sperare che, come successo a Nadal, Djokovic non sia in giornata perfetta e, se messo sotto pressione, commetta qualche errore.

Il ruolo del pubblico e quel complesso di Nole

Forse anche il pubblico potrà giocare la sua parte. Il rapporto tra Federer e il suo “giardino di casa” è viscerale. Tra Djokovic e la gente di Wimbledon, invece, non è mai scattata la scintilla. In generale Nole soffre più del dovuto il pubblico schierato con il suo avversario, come hanno confermato alcuni atteggiamenti polemici mostrati nella semifinale contro Roberto Bautista-Agut. E soffre ancora di più (come ha “delicatamente” fatto notare più volte Nick Kyrgios) il fatto di non essere riuscito ad avvicinarsi all’affetto che il pubblico di tutto il mondo esprime quotidianamente nei confronti di Federer e Nadal. Se si dovesse innervosire e la frustrazione prendere il sopravvento, le possibilità per lo svizzero crescerebbero.

Insomma, prepariamoci ad un altro evento per il tennis contemporaneo. Un altro capitolo di una storia immensa che tre giocatori stanno continuando a scrivere, e che ha già reso la loro epoca ineguagliabile.

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