Parole e musica di Adriano Panatta, che nel corso di un’intervista al Corriere della Sera, racconta il “suo” tennis, quello della “sua” epoca.
L’avversario più mefistofelico mai affrontato?
«Un egiziano con una classe pazzesca, mi pare si chiamasse Al Mahmoud o El Mahmoud. Alto, magro, braccio fatato. Io ero un ragazzino, giocammo al Cairo in un circolo stupendo, con gli spogliatoi tutti in legno e gli asciugamani bianchi profumati. Mi diede una stesa micidiale. Fenomeno assoluto. Mai più rivisto».
Il più geniale?
«Gene Mayer. Come ti nascondeva lui la palla, nessuno».
Il più simpatico?
«John Newcombe e Ilie Nastase, un casinista a cui potevi voler bene solo un giorno sì e uno no. Il più ironico però era Arthur Ashe: ogni frase, una sentenza».
Il più antipatico?
«È una bella gara tra Connors e Lendl».
Il più latin lover?
«Gerulaitis, no contest. Borg era un seduttore silenzioso: ogni tanto ti voltavi e non lo trovavi più. Si era imboscato»
[Adriano Panatta a Gaia Piccardi, Corriere della Sera]
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