Ivanisevic scatenato contro i media per “la caccia alle streghe” su Djokovic

In una recente intervista a Tennis Majors, Goran Ivanisevic ha parlato della vera e propria caccia alle streghe dei media con Novak Djokovic. Gli eventi della stagione appena passata non hanno fatto altro che aumentare la distanza tra il serbo e i giornalisti.

Gli attacchi continui

Goran Ivanisevic, attuale allenatore del n. 1 del mondo e vittima anche lui di alcune critiche dei media dopo il Roland Garros, ha voluto dire la sua in una lunga intervista a Tennis Major. Molti i temi trattati dal croato campione slam, dall’Adria Tour fino alle accuse a Novak di aver simulato un infortunio.

Tutto è iniziato con l’Adria Tour: l’hanno iniziato a prendere di mira da quel momento. Nell’ultima stagione sembra di assistere al film ‘The Texas Chainsaw Massacre’. Perché è trattato in questa maniera?

Per esempio, con quello che è successo agli US Open… sembrava che tutti fossero felici per quello schifo che gli è capitato. In Australia si è di nuovo rialzato ed ecco qui che di nuovo tentano di buttarlo giù. Ha provato a parlare e a battersi per i suoi colleghi, è stato l’unico a parlare mentre gli altri erano in silenzio.

Per non parlare della ciliegina sulla torta, le accuse di aver finto un infortunio. Esiste qualcosa di più crudele e triste? Perché mai l’avrebbe dovuto fare? Perché il miglior giocatore del pianeta avrebbe dovuto fingere un infortunio in vantaggio di due set a zero?! Quando altri grandi giocatori si fanno male, vengono considerati degli eroi se continuano a giocare. Novak invece no, lui finge.

In tutta la mia carriera sono stato testimone di tanti misfatti nel circuito, ma non ho mai visto un accanimento dei media come quello per Novak. Probabilmente è così per le sue origini. Le persone dai Balcani sono sempre viste in maniera diversa, non possono mai esprimere la loro opinione senza essere giudicati”.

Il miglior titolo in carriera

I toni della chiacchierata si fanno più leggeri quando si parla della vittoria di Djokovic in Australia.

Personalmente, da allenatore e tifoso di Novak, credo che questo sia il titolo più bello della sua carriera. Lui probabilmente ti dirà che i suoi preferiti sono quello a Parigi nel 2016 o la prima volta a Wimbledon, ma per me, dopo un anno vissuto così con i media… è stato veramente fantastico.

È stato un titolo frenetico, un’esperienza mai vissuta prima. Quarantadue giorni in Australia, la quarantena, l’infortunio, le persone che durante la partita devono uscire dallo stadio perché è iniziato un lockdown, un’atmosfera irreale per alcuni giorni e poi quella finale. Il titolo è stato anche molto importante per la corsa al record di slam”.


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