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“Mi ispiro a Del Potro e sogno gli Slam”. Intervista a Luciano Darderi, italo-argentino che cresce in fretta
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Luciano Darderi è un giovane giocatore azzurro che sta ottenendo ottimi risultati a livello Futures. In questo 2021 ha conquistato diverse finali e vinto due titoli, l’ultimo il 22 agosto scorso in Tunisia. Tali successi lo hanno portato dalla posizione 940 alla top-600 del ranking Atp. Score che, molto probabilmente, presto verrà migliorato.

Nato a Buenos Aires il 14 febbraio 2002 e volato in Italia all’età di dieci anni, Darderi ha davanti a sé un futuro ancora tutto da scrivere. Le premesse sono ottime. Non è da escludere, infatti, che nei prossimi mesi lo vedremo gareggiare a livello Challenger. Di questo e di tanto altro, il baby tennista italo-argentino ne ha parlato in esclusiva ai nostri microfoni. Di seguito l’intervista.

Ciao Luciano, come stai?

“Sto bene, anche se ho qualche dolorino alla schiena. Ma ci può stare visto che sto giocando da tre settimane ininterrottamente”.

Sei soddisfatto del titolo in Tunisia?

“Sto giocando bene, sono contento. Dopo una semifinale durata più di tre ore e mezza, ho vinto la finale in due set 6-2; 6-2. Non è stato facile come sembrerebbe, perché dovevo stare lì, incollato ad ogni punto senza regalare niente. Non ero al 100% e non potevo rischiare di farlo rientrare in partita”.

In Italia già si chiedono se è nata una nuova stella…

“La cosa bella è che in Italia c’è tanta competizione, tanti tornei. Questo è un fattore che ci trasmette una fortissima motivazione per fare bene e tentare di scalare la classifica. Di qui la folta presenza di azzurri tra top-100 e 200. Oppure l’ascesa di tanti giovani come me che stanno provando ad arrivarci”.

Chi è Darderi?

“Sono un tennista nato a Buenos Aires, ma a tutti gli effetti italiano dal momento che dall’età di 10 anni gioco in Italia. A proposito, due settimane fa sono tornato a L’Aquila dove disputai il mio primo torneo under 10. Ho giocato in un 15mila e sono arrivato in semifinale, dove tutto è cominciato. L’ultima volta che ero stato lì ero alto un metro. Questa cosa mi ha trasmesso una grande emozione”.

Quanto si sta rivelando importante la presenza di tuo padre nel tuo percorso?

“Mio padre mi allena da quando avevo 5 anni. All’inizio era un po’ più difficile vivere a livello sportivo il rapporto padre-figlio. Adesso per fortuna ci troviamo molto bene, lui ne capisce tantissimo di tennis. Oltre me allena anche mio fratello. Ci ha portati tra i primi delle rispettive categorie. Diciamo che fa le cose abbastanza bene. Io quando sono con lui mi sento sicuro, ho fiducia in quello che mi dice e in quello che facciamo insieme. E questa è una cosa molto buona per un giocatore, oltre al fatto che è bellissimo vivere la mia carriera con mio padre al fianco”.

I tuoi prossimi impegni?

“Adesso ho bisogno di tornare a fare la preparazione in Argentina con Martiniano Orazi, che è il preparatore anche di Schwartzman. Mi allenerò per un mese o poco più per poi tornare a gareggiare. Probabilmente lo farò nei tornei 25mila, competizioni che potrebbero regalarmi più punti”.

Quali sono i tuoi prossimi obiettivi?

“Quest’anno sono partito da numero 940, ho giocato inizialmente solo tornei 15mila ed è stata dura. Diciamo che in questo periodo di Covid si è rivelato molto difficile salire nel ranking per via della classifica congelata. Anche economicamente la situazione è complicata. Infatti, sono alla ricerca di altri sponsor oltre a Dunlop e Lotto. Vorrei poter girare con la mia troupe al seguito. Cosa che adesso non posso fare visto che costa tantissimo. L’obiettivo che mi sono posto prima di cominciare la stagione è la top-500. Adesso sono 626 e ho voglia di guadagnare ulteriori punti per poter giocare qualche Challenger. Quindi, diciamo, che ambisco a raggiungere la top-450. Negli ultimi sei tornei ho fatto quattro finali, due vinte e due perse, sono molto in fiducia e devo solo continuare a lavorare per meritarmi il salto di categoria. È un percorso lungo, che sto cercando di fare nel miglior modo possibile. Ad oggi posso dire di essere sulla strada giusta”.

Dalle statistiche si evince che uno dei tuoi colpi migliori è il servizio. Sei d’accordo?

“Pur non essendo troppo alto ho sempre servito bene, ma ultimamente sono migliorato ancor di più. Credo di avere un servizio importante, che assieme al dritto mi da grandi soddisfazioni. Quando guardo le percentuali dopo le partite mi rendo conto che influiscono molto sul risultato. Penso che il tennis del futuro sarà nel segno di ‘servizio e dritto’. Per questo motivo cerco di allenare questi colpi quotidianamente”.

Dove, invece, credi che hai ancora molto da migliorare?

“Nell’ultimo periodo mi sono molto concentrato sulla parte fisica. Prima non riuscivo a fare più di una settimana di gara, adesso ne reggo tre o quattro. Inoltre, ritengo che quella mentale sia una componente importantissima per un giocatore che vuole fare strada. Quindi sto lavorando molto anche sulla concentrazione, visto che spesso e volentieri mi distraggo durante i momenti importanti della partita, perdendomi un po’. Poi c’è l’aspetto tecnico-tattico. Qui sto lavorando sul rovescio. Insomma, c’è tanto da imparare. Ho 19 anni e ho gran voglia di farlo”.

Quale superficie preferisci?

“Essendo nato in Argentina, per molto tempo ho giocato solo sulla terra battuta. Questa è stata la superficie sulla quale mi sono espresso meglio per un lungo periodo, ma ora mi sto trovando molto bene anche sul cemento”.

C’è un giocatore al quale ti ispiri?

“Ce ne sono tanti, ma quello che più mi ispira è Del Potro. Juan Martin sono 5-6 anni che continua a provare con tutte le sue forze di tornare ad essere protagonista nonostante abbia già una bacheca piena di titoli. È impressionante la sua forza di volontà. È una cosa che ti prende mentalmente, che ti dà la convinzione che puoi provarci. È molto bello vedere professionisti di un certo livello che a una certa età continuano a lottare”.

E tu dove ti vedi tra 10 anni?

“Spero in alto. Il mio obiettivo è giocare tutti gli Slam, competere e divertirmi. Cercherò, lottando, di arrivare al massimo delle mie potenzialità. Ho ancora tanta carriera da fare, devo stare tranquillo e lavorare, senza pensare ad altre cose. Giocare, giocare, giocare. Prima o poi sono convinto che i risultati arriveranno”.

Chiudiamo con una domanda da un milione di dollari. Nadal e Federer, è davvero finita?

“Nadal e Federer, assieme a Djokovic, sono giocatori di un’altra categoria. Lo sanno tutti. Il loro obiettivo resta superare quota venti Slam, visto che sono a pari merito. Roger, secondo me, giocherà ancora un altro anno, massimo due. Mentre Rafa e Djoker hanno un po’ più di tempo avanti, hanno ancora la possibilità di battagliare e vogliono conservarla risparmiando il loro fisico per i tornei più importanti”.

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