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“L’era di Nadal e Djokovic non è finita, Sinner e Alcaraz permettendo”. A tu per tu con Giorgio Spalluto
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Siamo nella settimana in cui Daniil Medvedev ha scalzato ufficialmente Novak Djokovic, portandosi in testa alla classifica mondiale. E siamo nei giorni in cui si sta celebrando il leggendario Rafael Nadal, vincitore ad Acapulco del terzo torneo stagionale su tre disputati, a quasi 36 anni, dopo essere stato a un passo dal ritiro a causa dei continui dolori al piede.

Intanto, il circuito ATP è fermo per consentire alle varie selezioni di sfidarsi nei preliminari di Coppa Davis. L’Italia, capitanata da Pippo Volandri, sarà impegnata in Slovacchia tra venerdì e sabato. Non ci saranno Matteo Berrettini e Fabio Fognini, ma la squadra azzurra potrà contare su Jannik Sinner, Lorenzo Sonego e Lorenzo Musetti.

Di questo e di molto altro ancora abbiamo parlato in esclusiva con Giorgio Spalluto, giornalista, celebre voce di Supertennis, la tv della FIT.

L’intervista a Giorgio Spalluto

Foto Facebook Giorgio Spalluto

Da qualche giorno abbiamo un nuovo numero uno al mondo, Daniil Medvedev. Cosa ne pensi di questo cambiamento “epocale”?

“È un cambiamento frutto di alcune contingenze. Innanzitutto, Novak Djokovic ha giocato molto poco negli ultimi tempi. L’anno scorso ha deciso di concentrarsi, anche giustamente, sugli Slam e sulle Olimpiadi, mostrandosi non del tutto al top nei Masters 1000. Poi, una volta venuto meno agli Australian Open 2022, gli sono usciti una valanga di punti. Francamente, il cambio di leader nel ranking è avvenuto più per questo che per grandissimi risultati di Medvedev. La costanza di rendimento del russo non è tale da giustificare il sorpasso. Diciamo che prima o poi doveva succedere, ed è successo nel momento in cui Nole era preso da battaglie extra-sportive. È chiaro, ovviamente, che Medvedev è stato bravo a farsi trovare pronto, cosa che non sono riusciti a fare altri, penso a Zverev in particolare”. 

I Big Three stanno attraversando fasi completamente diverse: il destino agonistico di Federer è appeso a un filo; Djokovic si è complicato la vita da solo; Nadal vive l’ennesima seconda giovinezza. Cosa ci riserverà il futuro?

“Federer va verso un finale di carriera che lo vedrà impegnato pochissimo. Io mi aspetto di rivederlo a fine anno, magari in Laver Cup, a Basilea e, spero, anche agli US Open. Saranno gli ultimi fuochi di un percorso straordinario, ma non mi aspetto che lo svizzero ritorni in testa al ranking. Per quanto riguarda Nadal, quella corrente potrebbe essere una grande stagione. È partito apparentemente senza alcuna aspettativa, visti i ripetuti problemi fisici, ma sta dimostrando di stare molto bene. Il fatto che abbia deciso di giocare ad Acapulco ne è la conferma. Il suo exploit, come spesso è capitato nella storia, è stato anche agevolato da una situazione molto particolare. Se, come sembra, Djokovic non dovesse giocare neppure il Roland Garros, e se il maiorchino dovesse riuscire a vincerlo per la quattordicesima volta, il 2022 potrebbe essere davvero l’anno di Nadal. Non sarebbe sorprendente trovare lo spagnolo in corsa per il Grande Slam a metà anno. Non mi sorprenderebbe vedere Rafa numero uno verso la seconda parte della stagione, quando non avrà nulla da difendere. Secondo me, tale aspetto motiverà ulteriormente Novak Djokovic. Insomma, i prossimi tempi li vedo ancora griffati Nadal e Djokovic. Poi è chiaro che non sappiamo quello che può succedere con Alcaraz e Sinner. Se questi dovessero esplodere ancora di più, penso a Parigi per Alcaraz e al veloce per Sinner, potrebbe cambiare tutto. Però, se in questo momento dovessi scommettere, punterei su Nadal e Djokovic”.

Solo 40 mila euro di multa per Zverev dopo il brutto show ad Acapulco. È accettabile?

“È il massimo che potevano dargli per quello che concerne le regole. 20 mila per abuso verbale e 20 mila per un’altra sanzione. Ma io credo che ci sarà un’integrazione, perché la figura è stata veramente pessima. Escluderlo dai tornei sarebbe una cosa molto forte, penso che sia più probabile che gli daranno una squalifica con la condizionale, come successe anche a Nick Kyrgios. Quindi per sei mesi Zverev dovrà stare molto attento a non commettere ulteriori violazioni, visto che gli scatterebbe la squalifica. Ne sapremo di più tra qualche giorno”.

Ultimamente abbiamo visto un Musetti diverso, sembrerebbe più maturo e solido: è arrivato il momento del definitivo salto di qualità?

“Non dobbiamo dimenticarci che Musetti compirà vent’anni tra qualche giorno. Dunque, questo ragazzo ha fatto già qualcosa di straordinario. Dipende cosa si intende per ‘definitivo salto di qualità’. Lo abbiamo visto anche con Medvedev, siamo in un momento storico in cui è molto difficile esplodere da giovanissimi. Ciò perché l’età media dei big si è molto dilatata. Per me è già un risultato clamoroso che Muso si sia portato intorno ai primi cinquanta al mondo. Poi se per ‘definitivo salto di qualità’ si intende entrare nei primi venti al mondo, potrebbe rivelarsi necessario del tempo, il suo tennis è molto complesso. È arrivato dov’è ora con dei fondamentali che non sono definitivi, penso al dritto, sul quale deve lavorare tanto, e questo la dice lunga sul suo talento smisurato. I margini di miglioramento sono davvero importanti, bisogna trovare la giusta chimica.”.

Cosa può dare Simone Vagnozzi a Sinner?

“Vangozzi ha grande entusiasmo, ha vissuto in prima persona il circuito, stando al fianco di Andreas Seppi. Anche dalle prime interviste che ha rilasciato, Simone mi sembra un ragazzo intelligente e sveglio, che ha seguito con grande attenzione il percorso di Sinner in questi ultimi due anni. Vagnozzi sa perfettamente dove andare a lavorare. Lo si è visto quando ha fatto esplodere due giocatori come Cecchinato e Travaglia. Ora ha per le mani un talento clamoroso, il quale è bravissimo ad assorbire come una spugna ogni cosa che gli viene detta. Vagnozzi ha un’occasione incredibile. È consapevole che si sta giocando molto, può dimostrare di essere un grande allenatore. Diciamo che, in questo momento, sconta il fatto di non essere mai stato un grande tennista. In molti ritengono che Jannik doveva affidarsi al nome importante per fare il salto di qualità negli Slam. Ma a me, onestamente, non mi viene in mente nessun grande allenatore che abbia avuto un passato da campione in campo. Che poi Vagnozzi da giocatore è riuscito abilmente a massimizzare il suo rendimento, entrando nei 200 nonostante l’assenza di uno smisurato talento. Questo la dice lunga sulla sua bravura in certe cose. È chiaro che ora siamo ancora all’inizio, bisognerà vedere pure Jannik come riuscirà a trovarsi con lui. In ogni caso, mi sembra che entrambi abbiano le idee chiare”. 

Coppa Davis: Italia senza Berrettini e Fognini, quanto rischiano gli azzurri in Slovacchia?

“Diciamo che abbiamo una squadra talmente profonda che possiamo permetterci qualche assenza. Quella di Berrettini era programmata. Fognini poteva essere l’uomo di esperienza, sta giocando molto bene, quindi è davvero un peccato che non ci sarà, soprattutto in ottica doppio. Comunque, abbiamo Sinner che è una garanzia, in particolar modo sul veloce indoor, dove ha dominato la scena a fine 2021. Non credo ci saranno problematiche. È chiaro che l’Italia avrà tutto da perdere, quindi ci sarà grande pressione sulla squadra azzurra”.

Come potrebbe risolvere Berrettini questa sua “debolezza” agli addominali? In molti ritengono che i ripetuti infortuni siano causati dal servizio…

“Non credo che possa essere un determinato colpo a incidere. La storia di Berrettini, dal punto di vista fisco, è ricca di eventi dolorosi e traumatici. Per arginare questo problema dovrà centellinare le sue presenze nel circuito, perché questo è quello che il suo percorso ci ha insegnato: quando gioca tanto poi rischia di pagarne lo scotto. C’è qualcosa da risolvere a livello strutturale. Allora la necessità è quella di trovare un equilibrio psicofisico che gli permetta di farlo. Matteo è attorniato da gente in gamba e non dubito che ne verranno a capo”.

Quanto sta incidendo sull’exploit delle giovani leve nostrane il fatto che in Italia si stanno giocando tanti Challenger sul cemento?

“La scelta che ha fatto Musetti è l’emblema di come sia cambiata la mentalità in Italia. A tal riguardo cito il progetto della Federazione ”campi veloci” che è stato un successo e ha dato un forte segnale di cambiamento. Ormai è chiaro a tutti che per fare una carriera di alto livello bisogna essere forti anche sul cemento. Tutti questi tornei danno una grande mano ai nostri giocatori per migliorare tecnicamente e nella mentalità. In Coppa Davis per quarant’anni abbiamo giocato sul rosso le partite di casa. Attualmente saremmo più orientati sul cemento. Questo la dice lunga su come è cambiata sia la mentalità sia il sistema italiano. Lo dobbiamo alle scelte della Federazione e ai coach. Un esempio è quanto realizzato da Santopadre con Berrettini”.

a cura di Giuseppe Canetti 

© RIPRODUZIONE RISERVATA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE

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